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Due piccole storie esemplari (39/50)

cc_2Ciao da San Francisco, California, dove sono arrivato da poco dopo una lunghissima giornata di viaggio: mentre da voi è sabato mattina, qui è ancora venerdì sera, e io crollerò a letto pochi secondi dopo aver premuto il tasto “invio” di questa newsletter. Resterò in California tutta la settimana: se volete seguire il viaggio giorno per giorno – ma anche ora per ora – lo sto raccontando su Instagram, soprattutto con le Storie. Poi arriverà il podcast, certo.

Veniamo a noi. Questa settimana sono successe due cose che aiutano a capire molto bene che paese sono oggi gli Stati Uniti, e che presidente è Donald Trump. Una riguarda una storia di cui abbiamo già parlato – l’enorme e letale abuso di farmaci antidolorifici tra gli americani – e il noto potere delle lobby a Washington; l’altra riguarda alcune delle caratteristiche peculiari di Trump, dalla mancanza di empatia alla facilità con cui dice cose false. Solo che stavolta le ha dette su un tema doloroso e delicato, su cui di solito i politici sono attentissimi. Occhio però: ho finito di registrare questo podcast giovedì sera, poco dopo è successa una cosa che riguarda una delle due storie, venerdì mattina sono partito per la California; insomma, all’ultima storia manca un pezzo. Vi scrivo qualche riga dopo il player del podcast qui sotto, leggetele dopo averlo ascoltato.

Per ascoltare la nuova puntata del podcast, se avete un iPhone cercate “Da Costa a Costa” nell’app “Podcast”; altrimenti cliccate play qui sotto per ascoltarla su Spreaker. Se volete, dopo aver ascoltato la puntata lasciate una recensione su iTunes e parlatene sui social network o a chi pensate possa essere interessato a queste storie come voi. Sul sito di Piano P trovate la traduzione in italiano delle parti in inglese.

Ascolta “S2E19. Due piccole storie esemplari” su Spreaker.

Giovedì in tarda serata il capo dello staff della Casa Bianca, l’ex generale John Kelly, è intervenuto sulla faccenda delle condoglianze del presidente alle famiglie dei soldati morti. Da una parte ha assolto Obama, dicendo che non c’è niente di male se non lo ha chiamato dopo la morte di suo figlio, che è stato ucciso durante una guerra in Afghanistan; dall’altra si è lamentato di come negli Stati Uniti non ci sia più niente di sacro, di intoccabile. Durante questo passaggio Kelly si è lamentato di come nemmeno le donne siano più sacre (il suo capo qualche ruolo ce l’ha) e così nemmeno le famiglie dei soldati morti in guerra, come la sua (idem, vedi gli attacchi di Trump alla famiglia Khan della scorsa estate).

Nel farlo, quindi, Kelly ha confermato la versione della vedova di cui si parla nel podcast (quindi Trump aveva ufficialmente mentito) e ha accusato la deputata Democratica della Florida di aver assistito di nascosto alla conversazione tra Trump e la moglie del soldato. Non è vero neanche questo: è stata la vedova a mettere la telefonata in vivavoce, col consenso della famiglia del soldato, cui è molto vicina. Infine Kelly ha raccontato una storia infamante e completamente inventata su questa deputata della Florida; quando le hanno fatto notare queste incongruenze, la portavoce della Casa Bianca ha detto che non si può mettere in discussione un ex generale dell’esercito. Insomma, questa puntata del podcast avrebbe potuto essere più completa; ma i fatti nuovi non l’hanno contraddetta, anzi.

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