Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

–486 giorni alle elezioni statunitensi

–486 giorni alle elezioni statunitensi
–205 giorni all’inizio delle primarie, in Iowa

presidential seal

Mentre il mondo questa settimana si occupava giustamente d’altro, soprattutto della Grecia, nella campagna elettorale statunitense sono successe un po’ di cose piccole ma gustose.

Di cosa parleremo:
– tocca occuparsi di nuovo di Donald Trump
– chi parteciperà al primo dibattito televisivo
– l’avete visto il documentario su Mitt Romney?
– ve l’avevo detto di tenere d’occhio la Florida
– Hillary Clinton imbavaglia la stampa, quasi
– tre libri consigliati a chi va in vacanza

Tocca riparlare di Donald Trump
Quel matto di Donald Trump – ricco e colorito imprenditore nonché l’originale protagonista di The Apprentice, per capire il genere – ha detto di volersi candidare alle primarie Repubblicane due settimane fa. Nel frattempo è andato in giro e in tv a dare interviste e dirne di tutti i colori. Non ha alcuna speranza di vincere, ma sta dicendo cose così estremiste e sballate – soprattutto sull’immigrazione – che potrebbe fare davvero male ai Repubblicani. Anche perché i media, assetati di “polemiche” e “provocazioni”, vanno matti per lui: CNN negli ultimi tempi ha dedicato a Trump più spazio che a ogni altro candidato, compresa Hillary Clinton.

Questa storia potrebbe finire presto – Trump entro la fine del mese deve diffondere dati e informazioni sulla sua situazione economica, se vuole davvero fare il candidato – oppure potrebbe durare ancora un po’. Fin qui gli altri candidati Repubblicani lo hanno criticato mollemente, se non addirittura blandito: Trump fa presa sugli stessi elettori bianchi, anziani e incazzati che devono corteggiare per vincere le primarie. Secondo me, però, la sua candidatura fornisce una grande opportunità di visibilità nazionale e atteggiamento presidenziale al primo candidato Repubblicano che deciderà di attaccarlo duramente.

Bonus
La sobria Trump Tower di Las Vegas, fotografata da me lo scorso ottobre.

trumptower

Chi parteciperà al primo dibattito televisivo?
Il primo confronto tv tra i candidati Repubblicani si terrà il 6 agosto su Fox News. I candidati Repubblicani al momento sono sedici: il network ha deciso che ne inviterà dieci. Quali? Quelli che nelle settimane precedenti al dibattito hanno la migliore media sondaggi nazionale. È una piccola svolta, perché di fatto Fox News incentiva così i candidati a passare meno tempo in Iowa e in New Hampshire, i primi stati in cui si vota, e più tempo anche altrove, cercando di costruirsi un seguito in tutto il paese.

In questo momento i dieci candidati ammessi al confronto tv sarebbero Jeb Bush, Scott Walker, Ben Carson, Marco Rubio, Rand Paul, Mike Huckabee, Donald Trump, Ted Cruz, Rick Perry e Chris Christie. Resterebbero fuori Rick Santorum, Carly Fiorina, John Kasich (peccato), Lindsey Graham e Bobby Jindal. Su Kasich c’è un link interessante alla fine della newsletter.

Bonus
Mitt Romney – il candidato Repubblicano sconfitto nel 2012 – ha invitato e ospitato a casa sua per un weekend Marco Rubio e Chris Christie con le rispettive mogli, contemporaneamente. Qualche giorno dopo è andato a trovarlo Jeb Bush. Probabilmente Romney vuole fare il king-maker, oppure costruire un rapporto col futuro presidente in vista di un eventuale incarico (segretario di Stato?). Chiunque abbia visto il bellissimo documentario di Netflix su di lui, Mitt, non può che volergli un po’ di bene, in ogni caso. Molto consigliato.

La Florida!
La settimana scorsa abbiamo parlato del perché bisogna tenere d’occhio la Florida. In breve: due dei tre principali candidati Repubblicani – Jeb Bush e Marco Rubio – sono entrambi della Florida, e la Florida è uno degli stati decisivi alle presidenziali. Ora: questa settimana Porto Rico ha comunicato che non ce la farà a ripagare debiti per 72 miliardi e farà bancarotta. Il governatore ha chiesto accesso all’istituto della bancarotta “controllata” – come possono fare le amministrazioni locali americane – ma Porto Rico è uno “stato associato” degli Stati Uniti e quindi per legge non ha diritto a questa procedura favorevole. I Repubblicani e i loro più importanti finanziatori sono contrarissimi a dare una mano a Porto Rico: però la Florida è piena di cittadini statunitensi di origini portoricane, e questo tema può diventare molto delicato per gli equilibri politici dello Stato.

Il governatore di Porto Rico ha detto apertamente che “i portoricani possono decidere le elezioni in Florida”. Jeb Bush, che ha fiutato l’aria, ha detto che bisogna dare a Porto Rico gli stessi diritti degli altri stati e anzi farlo diventare il cinquantunesimo stato americano. Marco Rubio – che si sente più coperto su quel fronte e sta corteggiando influenti finanziatori conservatori come i fratelli Koch – finora ha evitato di prendere posizione.

Bonus
Jeb Bush ha raccolto 14 milioni di dollari da quando ha annunciato la sua candidatura. Ancora pochini, in assoluto, ma parecchi se si considera che li ha raccolti in un tempo relativamente breve. Inoltre, i comitati politici indipendenti che lo sostengono hanno raccolto fin qui 104 milioni di dollari, confermando il suo facile accesso a finanziatori particolarmente ricchi e generosi.

E i democratici?
Poche notizie da quelle parti questa settimana. Bernie Sanders continua a crescere, ma si comincia a capire perché non potrà andare lontano. A Hillary Clinton, invece, è capitato un piccolo guaio d’immagine molto 2008: mentre partecipava alla parata del 4 luglio in Maine, il suo staff ha chiuso i giornalisti dentro un perimetro limitato da una corda e li ha trascinati in giro per evitare che circondassero per tutto il tempo la candidata.

giornalisti

Bonus
Hillary Clinton ha scritto un bel commento a una foto pubblicata su Facebook da “Humans of New York”.

Libri sulle elezioni
Tre dritte per chi sta per andare in vacanza e vuole portarsi dietro un libro sulle elezioni americane.

Come si fa il presidente (Theodore H. White) è un vecchio libro che racconta la campagna elettorale statunitense del 1960, dalle primarie alle presidenziali, Kennedy contro Nixon. Ha vinto il Pulitzer ed è considerato uno dei libri che ha cambiato il modo di raccontare le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Io l’ho comprato a pochi euro in un posto che vende libri usati, online si trova ancora qualche copia. Altrimenti c’è l’edizione in inglese.

The Audacity to Win (David Plouffe) è il libro con cui il venerato campaign manager di Barack Obama ha raccontato il capolavoro politico del 2008: l’elezione del primo presidente nero della storia degli Stati Uniti. Esiste solo in inglese.

Scelte difficili (Hillary Clinton) perché bisognerà pur capire cosa ci aspetta nei prossimi mesi.

Cose da leggere
Clinton puts tight grip on DNC wallet, di Edward-Isaac Dovere su Politico
Scott Walker’s wife, toughened by life, is ready for fires of a campaign, di Mary Jordan sul Washington Post
How John Kasich could win, di Chrissie Thompson per Cincinnati.com

Correzioni
La settimana scorsa ho scritto che nel 2008 le primarie Repubblicane in Iowa le vinse John McCain. Ho sbagliato: vinse Mike Huckabee. McCain vinse pochi giorni dopo in New Hampshire.

Hai una domanda?
Scrivimi: costa [at] ilpost.it

 

Per iscriverti, inserisci il tuo indirizzo email

powered by TinyLetter