Le idee non sono panda
Fa sorridere che una discussione interessante – per quanto ormai la stessa da anni – debba attorcigliarsi stavolta attorno a Elton John e Dolce e Gabbana, ma vale la pena approfittarne per provare a fissare un principio basilare del vivere comune: in una società libera si rispettano tutti gli esseri umani in quanto tali, ma non tutte le idee sono rispettabili in quanto tali.
La tesi per cui tutte le idee sono equivalenti, e non rispettarne alcune è “fascista”, è assurda e pericolosa. È anche una tesi bugiarda, tra l’altro: chi oggi reclama “rispetto” per le idee omofobe di uno stilista probabilmente non “rispetta” le idee di chi è favorevole alla schiavitù o alle discriminazioni razziali o alla violenza sui minori o all’inferiorità delle donne. Nessuno pensa davvero che tutte le idee siano rispettabili, perché non lo sono. Al contrario di quel che avviene in una teocrazia, in una società libera le idee non godono di nessun particolare diritto: possono essere contestate, maltrattate, prese in giro, persino insultate. Possibilmente usando degli argomenti, e ovviamente senza usare violenza (già che ci siamo: il boicottaggio di un marchio è probabilmente una mossa un po’ infantile, ma è del tutto legittima e non violenta). Allo stesso modo, chi vuole difenderle può farlo usando degli argomenti, se ne ha, e non pretendere un malinteso diritto a ottenere rispetto per le proprie idee.
Le idee non sono panda. Col passare dei decenni e dei secoli alcune sono scomparse, per fortuna; altre scompariranno in futuro, sostituite da altre che poi forse un giorno saranno a loro volta sostituite. È il modo in cui cambiano e progrediscono le società libere. Dice: e chi decide quali idee vanno rispettate e quali vanno contestate? Ognuno di noi decide per sé, gli altri sono liberi di contestarlo e giudicarlo di conseguenza: e questo processo collettivo, di cui ognuno interpreta un pezzetto, determina cambiamenti culturali e certe volte alla fine della fiera anche legislativi. Com’è evidente si tratta di un discorso generale, che prescinde dalla storia di Dolce e Gabbana: ma a questo proposito chi decide di sostenere tesi considerate inique, arcaiche e discriminatorie dalla maggioranza delle persone nella maggioranza dei paesi più avanzati, liberi e moderni al mondo, dovrebbe prepararsi a essere trattato come un pariah, un intoccabile, e per giunta sempre di più ogni anno che passa. La maggioranza non ha ragione in quanto tale, ci mancherebbe, ma davanti a un cambiamento culturale così vasto e a un movimento di liberazione così trasversale e frastagliato, lo spirito illuminista e voltairiano che si vorrebbe alla base di questa sballata difesa di tutte le idee potrebbe essere usato più proficuamente coltivando un dubbio: non avrò mica torto?