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Si chiama John Hickenlooper

Non diventerà presidente degli Stati Uniti nel 2016, salvo novità e sviluppi che oggi appaiono improponibili; potrebbe essere scelto come vicepresidente – qualcuno lo ha suggerito – soprattutto se Hillary Clinton dovesse vincere le primarie dei democratici. Ma John Hickenlooper, appena rieletto governatore del Colorado, è uno che vale la pena seguire: forse anche uno per cui vale la pena fare il tifo. È lui.

Ha 61 anni ed è molto alto. Ha cominciato a fare politica dieci anni fa. Prima ha fatto il geologo e l’imprenditore: produceva birra, ha aperto un pub. Si è candidato a sindaco di Denver con i democratici nel 2003, ha vinto, è stato rieletto nel 2007 con l’88 per cento dei voti: nel frattempo ha risolto il problema dei grossi debiti della città. Nel 2011 è diventato governatore del Colorado, è stato rieletto la settimana scorsa. È uno che fa sul serio e non si prende sul serio. Quando era sindaco ha partecipato a spot come questi.

È un secchione, uno che studia e sa maneggiare i dati: ha la formazione dell’ex imprenditore e non quella accademica e politica del tipico governatore liberal. È il governatore di uno stato considerato per gran parte del Novecento saldamente in mano ai Repubblicani, finché i cambiamenti demografici non hanno dato una mano ai Democratici. Ha governato col Congresso statale in mano ai Democratici e col Congresso diviso tra Repubblicani e Democratici, ottenendo buoni risultati e trovando compromessi anche su faccende spinose. È la dimostrazione vivente di quanto per un politico possa essere superfluo – per quanto inevitabile, mi rendo conto – un programma di governo. L’esempio più eclatante è quello di George W. Bush e di come l’11 settembre del 2001 spazzò via il programma di un presidente che si era insediato alla Casa Bianca appena 8 mesi prima. Ma è una cosa che vale per tutti i politici, in dimensioni diverse: è la realtà a imporre l’agenda, non il proprio programma. Hickenlooper è un centrista pragmatico a cui è successo di avere una carriera politica da liberal. Viene da una famiglia in cui si è sempre sparato ed era in buoni rapporti con la lobby delle armi, poi c’è stato il massacro di Aurora e ha fatto approvare tre delle leggi più restrittive sulle armi negli Stati Uniti. È sempre stato favorevole alla pena di morte, ma in Colorado solo una persona è stata uccisa dallo stato dal 1977. Quando un uomo è stato condannato a morte durante il suo mandato, ha sospeso l’esecuzione della pena. È rimasto di questa idea mentre i repubblicani lo azzannavano e i parenti delle persone uccise dal condannato a morte lo criticavano; è stato rieletto lo stesso. Nel frattempo il Colorado ha anche legalizzato i matrimoni gay e l’uso di marijuana per scopo ricreativo.

Hickenlooper è divorziato. Gli Stati Uniti hanno avuto lo stesso numero di presidenti neri e divorziati: uno. Ma Ronald Reagan divorziò molti anni prima di cominciare a fare politica e quando fu eletto alla Casa Bianca era risposato da trent’anni. Hickenlooper e la moglie – Helen Thorpe, una giornalista brava – si sono lasciati nel 2013. I loro rapporti sono ancora molto buoni. Lei gli ha pure detto: “Se vuoi candidarti alla presidenza, restiamo insieme, mi arrangio”. Non per arrivismo bensì per non azzopparlo. Lui l’ha ringraziata e ha detto no.

Lui effettivamente dice ovunque che non lo vuole fare, il presidente degli Stati Uniti, e non sta facendo le cose che fanno in questo periodo quelli che vogliono candidarsi: scrivere un libro, commissionare valanghe di sondaggi, passare le settimane in Iowa. Però John Hickenlooper è uno che sa cambiare idea e fare cose che lo spaventano. Per dire: ha sempre avuto paura delle altezze, poi per promuovere un referendum sugli investimenti pubblici nella sanità e nell’istruzione si è buttato da un aereo. Referendum vinto.