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Il vero contenuto del “patto del Nazareno” will blow your mind

Il direttore del Corriere della Sera aggiunge oggi il suo granellino – e che granellino – alla mitologia sul cosiddetto “patto del Nazareno”, l’accordo politico trovato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi il 18 gennaio del 2014 presso la sede del Partito Democratico (si chiama così perché la sede del PD si trova in via di Sant’Andrea delle Fratte, poco distante da largo del Nazareno). De Bortoli scrive:

Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria.

Il filone è ricco e affollato. In questi mesi la sete patologica del giornalismo politico italiano per i retroscena si è sposata con la particolare sensibilità dell’opinione pubblica per le dietrologie, i complotti e il “non me la raccontano”, producendo una specie di leggenda metropolitana che si auto-alimenta, cavalcata da un pezzo dell’opposizione politica a Renzi (Movimento 5 Stelle in testa, ma anche molti altri) e da un pezzo della stampa (Fatto Quotidiano in testa, ma anche molti altri): nei giorni pari chiedono a Renzi di divulgare “il vero contenuto del patto del Nazareno”, nei giorni dispari descrivono quante e quali oscure e terribili macchinazioni siano state segretamente messe per iscritto in quell’accordo politico (l’elenco contiene varie atrocità e cambia ogni giorno). Oggi sul Corriere della Sera siamo alla Rai, al Quirinale e alla massoneria, per dare un’idea; ieri su testate molto meno autorevoli del Corriere eravamo a deliri di questo livello:

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La questione ha prima di tutto a che fare con la logica. Se uno è convinto che nel patto del Nazareno ci sia qualcosa di oscuro, segreto e compromettente, tramato da Silvio Berlusconi e Matteo Renzi alle spalle del paese intero, qual è il senso di insistere quotidianamente con la litania del “diteci cosa c’è”, salvo la ricerca di attenzioni per se stessi? Scoprilo tu cos’è: tanto Renzi e Berlusconi ometteranno sempre qualcosa, no? Nemmeno l’ipotesi di scuola per cui domani Renzi e Berlusconi organizzino una conferenza stampa per svelare “il vero contenuto del patto del Nazareno” – come un pezzo di stampa e di classe politica surrealmente chiede loro, da oggi anche De Bortoli – risolverebbe la questione: chiunque dal giorno dopo potrebbe sostenere che Renzi e Berlusconi hanno svelato qualcosa ma non tutto e soprattutto non la cosa più importante. Chiunque dal giorno dopo potrebbe sostenere che c’è qualcosa di oscuro e segreto che ancora non ci hanno detto. Lo direbbero sulla sola base delle loro sensazioni, ma d’altra parte gli elementi sulla base dei quali è nata questa mitologia hanno al momento poco a che fare con fatti, prove e notizie: al massimo con qualche dichiarazione di anonimi parlamentari che dicono di saperla lunghissima, infilata dentro retroscena e ricostruzioni che dimostrano quotidianamente la loro magra affidabilità.

Quindi si arriva al racconto della realtà. Il 18 gennaio del 2014 Renzi e Berlusconi hanno spiegato alla stampa il contenuto dell’accordo e da quel giorno lo hanno fatto diverse altre volte, dando anche un seguito parlamentare a quanto deciso. Lo sappiamo cosa c’è nel patto del Nazareno: combatterlo in modo trasparente è legittimo; se si vuole insinuare che ci sia altro ed essere presi sul serio, bisogna dimostrarlo. Non ho ragioni per escludere che il “patto del Nazareno” contenga effettivamente macchinazioni diaboliche, che sia stato scritto e firmato col sangue di bambini innocenti e che sia conservato in cassaforte, così come non posso escludere con certezza che contenga un piano per l’eliminazione del genere umano, come mi ha detto un tizio sul tram che diceva di essere molto informato: questo mi autorizza a scriverne su un giornale? A parlarne dando per scontate cose su cui circolano esclusivamente pettegolezzi? Il mestiere dei giornalisti sarebbe trovare qualcosa in più di sensazioni e sospetti; resistere alla tentazione di spiegare le cose che succedono facendo ricorso da vent’anni ai soliti quattro o cinque tòpoi; trovare fatti e prove. Mettersi strumentalmente e poco responsabilmente al seguito di chi ha creato una specie di mitologia complottista per legittimi scopi elettorali o editoriali, quello no.