Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

Il Movimento 5 Stelle somiglia ai Tea Party?

È uscito pochi giorni fa un libro che si chiama Alfabeto Grillo e che raccoglie una serie di saggi – l’elenco completo è qui – sul Movimento 5 Stelle, ognuno con un tema ben preciso e un autore diverso. Io ho scritto delle somiglianze e delle differenze tra il Movimento 5 Stelle e i Tea Party statunitensi, per capire se effettivamente questo paragone ha senso e se sì cosa possiamo impararne. Di seguito l’inizio del mio saggio, il resto è nel libro.

È difficile trovare nella storia politica occidentale degli ultimi dieci anni un fenomeno paragonabile al MoVimento 5 Stelle in Italia, e ai risultati che ha ottenuto. L’unico tentativo si può fare – con moltissime cautele, ma su questo torneremo – raccontando una cosa che è successa negli Stati Uniti. A distanza di circa un anno, infatti, la politica dell’Italia e quella degli Stati Uniti sono state investite da due fenomeni che hanno influito moltissimo sui fatti dei mesi e degli anni successivi. In Italia questa novità si è chiamata prima Beppe Grillo e poi MoVimento 5 Stelle, e si è manifestata con particolare forza a partire dalla fine del 2007. Negli Stati Uniti questa novità si è chiamata Tea Party, ed è nata piano tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, per poi guadagnare sempre più forza nei mesi successivi fino alla fine del 2010.

Tea Party vuol dire letteralmente “Partito del Tè”, ma questa definizione grossolana – che è circolata molto sulla stampa italiana – è una definizione sbagliata. “Tea Party” fa riferimento innanzitutto al Boston Tea Party del 1773, quando qualche decina di persone si riunì al porto di Boston – da qui “party” – e gettò in mare 40 tonnellate di tè per protestare contro il potere coloniale britannico (le tasse c’entravano, ma fino a un certo punto). Quell’episodio simboleggia la reazione dell’oppresso contro l’oppressore ed è stato più volte citato e utilizzato retoricamente nella storia delle proteste politiche statunitensi, nel corso del Novecento, sia a destra che a sinistra.

Nel caso del 2009 “Tea” è stato usato anche come acronimo: sta per Taxed Enough Already, “Già Abbastanza Tassato”. Quindi “Tea” non sta esattamente per “tè” e “party” non sta esattamente per partito, e d’altra parte i Tea Party non sono un partito, nemmeno nell’accezione liquida ed elettorale che si associa spesso ai partiti statunitensi: non fanno convention, non hanno un candidato ufficiale alla presidenza degli Stati Uniti, non hanno un presidente e una minima struttura locale. I Tea Party sono un movimento frastagliato, orizzontale, spontaneo e poco organizzato che protesta soprattutto – ma non solo – contro i bailout delle grandi banche, contro le tasse, contro la spesa pubblica. Contro lo Stato, potremmo dire: o meglio, contro quello che noi europei siamo abituati a considerare uno Stato, un governo centrale.

Va detto che paragonare fenomeni politici di paesi diversi è un esercizio molto rischioso. Innanzitutto perché storie diverse, precedenti diversi, culture diverse, sistemi di regole diverse, anche se di tanto in tanto possono generare sviluppi somiglianti – o persino cose che assomigliano a “tendenze internazionali” – nella grandissima parte delle volte genereranno conseguenze e risultati diversi, com’è normale. E poi anche perché l’utilizzo retorico di fenomeni politici esteri nella dialettica politica interna è un esercizio di norma piuttosto sciatto, per quanto a volte benintenzionato: si pensi a tutti quelli che in questi anni hanno suggerito che la sinistra italiana avesse bisogno di “un Obama italiano”. Insomma, paragonare fenomeni politici di paesi diversi è un esercizio che viene solitamente fatto per basse ragioni di opportunità, portando a conclusioni errate, e che rischia di ingannare anche quei pochi che cercano di farlo onestamente.

Un modo per tentare di affrontare una discussione sensata è mettere in fila asetticamente le cose che hanno in comune il MoVimento 5 Stelle e i Tea Party e quelle che li dividono. Metterle su un tavolo una dopo l’altra, sollevarle, analizzarle, poi riporle e prendere la successiva, senza voler dimostrare una tesi. Sperando che analizzarle serva a imparare qualcosa su quanto accaduto, ma non necessariamente a trarne indicazioni su quanto accadrà.

Ha senso farlo anche perché il MoVimento 5 Stelle e i Tea Party statunitensi hanno effettivamente qualcosa in comune. Innanzitutto hanno in comune il fatto di non essere completamente nuovi, nei loro contesti. Il MoVimento 5 Stelle ha una storia unica e anche la sua rapida esplosione ha pochi precedenti, certo: ma l’Italia ha da anni una lunghissima consuetudine con leader carismatici, partiti personali e slogan tipo “tutti a casa”. I Tea Party statunitensi hanno radici nella destra di Fox News e delle talk radio, che già resero la vita difficile a Bill Clinton negli anni Novanta. Ma non è questa la cosa più importante che Tea Party e MoVimento 5 Stelle hanno in comune. Lo è invece l’essere in qualche modo – ma non solo: guai a pensarlo – prodotti della grande crisi finanziaria globale di questi anni. I Tea Party e il MoVimento 5 Stelle hanno in comune la loro superficiale missione fondamentale: quella di Grillo è stata definita “antipolitica”, quella dei Tea Party invece “anti-Washington”.

(continua)