It’s a long way to the top
Stasera Juventus e Roma giocheranno la partita più importante – fin qui – di questa stagione di Serie A. Il racconto di questa partita, nei giorni che l’hanno preceduta, è stato occupato quasi completamente da un’assurda discussione sugli “aiutini” che la Juventus avrebbe ottenuto dagli arbitri in questa stagione e in passato: ne ha parlato Francesco Totti venerdì intervistato dal Messaggero, rappresentando umori e discussioni – “chiacchiere da bar” è purtroppo la definizione più esatta – che circolano ovunque tra i tifosi e la stampa. Il Corriere dello Sport sabato ha ritenuto addirittura di dedicare un’intervista e un titolone di prima pagina all’opinione di Maurizio Turone («La Juve ha sempre l’aiutino»). Ha senso tirare fuori Turone nel 2014 e aprire una discussione sugli «aiutini» prima della partita più importante della stagione? Secondo me, con tutto il rispetto, no. Che lo faccia la stampa è deprecabile ma comprensibile, che lo faccia il Capitano della squadra – sempre sia lodato – è per me un’ingenuità incomprensibile. Pensare di avvicinarsi a una complicata ed esaltante partita contro la Juventus parlando di come gli arbitri aiutino la Juventus e perseguitino la Roma – sapendo che così si intavoleranno milioni di discussioni sul tema – è un atteggiamento che produce insicurezza, che produce alibi e che alla fine della fiera produce delusioni e sconfitte: confeziona giustificazioni perfette ancor prima di iniziare a giocare, così da sapere che anche dovessimo perdere in fondo non sarebbe esclusivamente colpa nostra.
È in circostanze come questa che si vede quanto manchi ancora alla Roma per diventare una cosiddetta “grande squadra”, soprattutto dal punto di vista della mentalità. La Roma storicamente non è mai stata una squadra obbligata a vincere, cosa che invece la Juventus è stata quasi sempre: da una parte c’è una lunga tradizione di ferocia sportiva, di consapevolezza che non ci sono giustificazioni per le sconfitte; dall’altra c’è una lunga tradizione di vittorie intese solo come “imprese” storiche e di sconfitte piene di giustificazioni e motivi indipendenti da noi. Il distacco da colmare è tecnico, economico ma anche culturale – la fortuna è che alla Roma questa cosa sembrano averla chiara, come mostra questa recente risposta di Mauro Baldissoni, il direttore generale della società. Che è anche un’ottima risposta a chi parla di “aiutini”.