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Un capolavoro strategico

Se n’è letto già in giro, ma siccome se n’era parlato molto anche qui vale la pena ricordare che se questa riforma del lavoro somigliasse di più alle demoniache proposte di Pietro Ichino, i problemi di cui stiamo discutendo oggi non esisterebbero. Chi oggi è tutelato dall’articolo 18 se lo terrebbe così com’è, senza rinunciare a una briciola, a niente di niente. Chi oggi non è tutelato dall’articolo 18 riceverebbe un numero di diritti e tutele superiore a quelli stabiliti dalla riforma Fornero. Ma la parola “Ichino” è diventata un simbolo, una bandiera, così come “articolo 18”, e quando ci sono di mezzo i simboli e le bandiere le discussioni di policy non vanno da nessuna parte. Ora ci teniamo questa riformicchia, che toglie qualche protezione a chi ne ha molte e ne aggiunge poche a chi non ne ha, lascia in piedi i mille contratti precari, fa salire ancora il già altissimo costo del lavoro, rischia di generare disoccupazione e salari più bassi, lascia fuori tutti i lavoratori del settore pubblico ed è probabilmente destinata a peggiorare in Parlamento. Bravi tutti.