Quattro aggiornamenti sulle primarie repubblicane
Gli ultimi giorni sono stati particolarmente importanti in vista dell’inizio delle primarie repubblicane, per quattro ragioni.
La prima ragione è che Chris Christie, il governatore repubblicano del New Jersey, ha detto una volta per tutte che non si candiderà: e quindi a questo punto possiamo essere ragionevolmente certi che non arriveranno altri candidati e che la squadra è chiusa (non credo a una candidatura di Sarah Palin, per quanto questa farà capire di provarci fino all’ultimo secondo utile per ragioni di promozione di sé, né di Giuliani).
La seconda ragione è che è venuta fuori la mediocrità di Rick Perry, soprattutto nei dibattiti, e oggi l’ex frontrunner precipita nei sondaggi, sorpassato persino da Herman Cain. Cain è un candidato molto strano, simbolo di questa campagna molto strana: in Iowa potrebbe piazzarsi bene ma è un altro fuoco di paglia. Anche Perry potrebbe far bene e persino vincere in Iowa, specie se Michele Bachmann non si riprende, perché l’Iowa è sempre stato uno Stato favorevole per i candidati dal messaggio più populista (nel 2008 vinse Huckabee). In New Hampshire però Romney ha un vantaggio che oggi sembra incolmabile, e quello al contrario è uno Stato molto meno abbordabile per candidati col profilo del governatore del Texas.
La terza ragione è che il calendario elettorale si avvia alla definizione: la Florida ha deciso di spostare le sue primarie alla fine di gennaio, dando così modo di anticipare anche a Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina. Risultato: i caucus in Iowa si terranno nella prima settimana di gennaio, le primarie in New Hampshire otto giorni dopo, poi dopo quattro giorni si terranno i caucus in Nevada e il 21 gennaio le primarie in South Carolina. Poi a febbraio il supertuesday e a quel punto potremmo già avere un candidato.
La quarta ragione è che con la fine di settembre si è chiuso il terzo quadrimestre finanziario per le campagne dei singoli candidati, che nel giro di pochi giorni dovrebbero comunicare quanto hanno raccolto. Cose da tenere d’occhio: chi ha raccolto più soldi tra Romney e Perry; chi ha raccolto più soldi tra Bachmann, Paul e Cain nella sfida dei terzi incomodi; i numeri di Obama soprattutto tra i cosiddetti small donors, per vedere come la base dei suoi sostenitori – nonché la sua più grande risorsa economica – ha reagito a un quadrimestre politicamente pessimo.