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L’Unità prima, l’Unità dopo

Se oggi faccio il mestiere che mi piace di più fare, un buon pezzo del merito e della responsabilità è di Concita De Gregorio. È stata lei a offrirmi il mio primo contratto in un giornale vero, l’Unità, e lo fece sulla base delle cose mie che aveva letto e sentito in giro, praticamente senza conoscermi. Nell’anno che ho passato all’Unità mi ha dato spazio e fiducia, anche a costo di indispettire qualcuno, dandomi modo di imparare moltissime cose. Tutto questo per mettere le mani avanti: le sono affettuosamente grato e ognuno decida quanto farlo pesare nel giudicare quanto penso e scrivo di seguito.

Non credo ci sia niente di tragico nel fatto che un giornalista lasci il giornale che ha diretto e, nello specifico, nel fatto che Concita De Gregorio lasci la direzione dell’Unità. Sono certo che se si fosse trattato di “un’epurazione”, come molti urlano soprattutto su Facebook, una persona della limpidezza e della dignità di Concita De Gregorio non avrebbe mai firmato una nota in cui descrive quanto accaduto come una “decisione condivisa, assunta in autonomia e nel pieno rispetto reciproco”, un atto tutt’altro che dovuto. Ognuno è libero di far circolare tutte le dietrologie e le cospirazioni che preferisce, ma sappia che facendolo fa anche un piccolo torto alla direttrice dell’Unità.

Io penso che quel comunicato dica invece una cosa molto vera, e cioè che questo cambio dopo tre anni fosse in qualche modo inevitabile. Penso che Concita De Gregorio abbia avuto l’enorme merito di riportare in vita un giornale moribondo, di togliergli chilogrammi di polvere e bava alla bocca, di dargli freschezza, slancio e idee. Penso che abbia avuto il merito di restituire all’Unità una linea editoriale di sinistra e di farla tornare a essere un giornale plurale, un posto davvero aperto al confronto tra opinioni diverse, in cui leggere sia Francesco Piccolo che Lidia Ravera, sia Luigi Manconi che Luigi De Magistris, sia Ivan Scalfarotto che Loretta Napoleoni. Penso che abbia avuto il merito di credere nell’informazione online più di quanto avesse fatto qualsiasi altro direttore dell’Unità del recente passato, investendoci attenzioni e risorse e ottenendo – grazie a una bella squadra, di cui ho fatto parte per un po’ – ottimi risultati.

Il giornale è rimasto a galla, per un bel periodo aumentando le copie vendute e diffuse mentre il resto della stampa italiana accumulava perdite a doppia cifra. Lo ha fatto nonostante a otto mesi dall’insediamento di Concita De Gregorio il giornale sia andato in stato di crisi per via del buco di bilancio relativo alla precedente gestione, e quindi lo ha fatto nonostante i tagli orizzontali alle collaborazioni – il serbatoio delle innovazioni portate dalla nuova direzione – e i sacrifici imposti a una redazione che ne aveva già passate tante e che, per un pezzo, aveva maldigerito il ribaltamento del giornale, le innovazioni e i cambi di mansioni, ed era apertamente ostile al nuovo corso. Tutte queste cose alla lunga hanno sottratto smalto al giornale: se scorrete le prime pagine dell’Unità dall’ottobre del 2008 a oggi, per fare un esempio, potreste essere in grado di individuare con una certa precisione il momento in cui è scaduto il contratto del photo editor. Lo stesso vale per molte altre cose. Concita De Gregorio oggi consegna all’editore un giornale in grado di stare sulle sue gambe: ma farlo è stato complicato, logorante e faticoso. A lei che va io auguro di trovare il tempo di tornare a scrivere e raccontare cose, ché come ci riesce lei pochi altri. A chi arriva dico buona fortuna: non sarà una passeggiata.