La campagna elettorale di Giuliano Pisapia
Voglio dire una cosa e la voglio dire prima di questo fine settimana, perché dopo il voto si potrebbe dire ugualmente ma sarebbe condizionata – in un senso o nell’altro – dal risultato finale. Bisogna fare molti complimenti a Giuliano Pisapia e a chi ha pensato e realizzato la sua campagna elettorale. In termini assoluti non è stata una campagna particolarmente brillante o innovativa, ma le campagne elettorali non si giudicano in termini assoluti: si giudicano secondo quel che hanno prodotto e quel che potevano produrre a fronte di determinate condizioni, nonché ovviamente secondo i risultati che ottengono. Questa di Pisapia è stata una campagna che ha funzionato come doveva funzionare, è stata la campagna giusta per questo candidato in questa elezione in questo momento. Vedremo se otterrà anche dei bei risultati. Intanto possiamo dire che ha avuto tre meriti grossi.
Il primo merito è avere indovinato la reazione alla vigliaccata fatta da Letizia Moratti alla fine del dibattito organizzato da Sky. La parte più grossa del merito è di Pisapia, che davanti alle accuse del sindaco uscente è rimasto scandalizzato e impassibile, di fatto dando la linea al suo staff e ai suoi sostenitori: si può essere disgustati anche senza mettersi a urlare e rispondere con gli insulti. La ferma sobrietà con cui sono stati forniti chiarimenti subito dopo il dibattito, preferendo la calma agli strepiti, ha permesso alla calunnia di Letizia Moratti di non farsi strada sul rumore degli schiamazzi che rende tutto di uguale valore, ma di essere immediatamente isolata e identificata per quello che era: una balla. In questo è stato formidabile e tutt’altro che irrilevante l’aiuto di Internet: i morattiquotes sono serviti, tra le altre cose, a mettere su un piano di sana ironia la reazione al centrodestra in un momento che avrebbe reso controproducenti sfoghi di natura peggiore, campagne di insulti, mailbombing e quant’altro.
Il secondo merito è non avere combinato nemmeno un guaio. Riuscire a guidare in porto una nave complicata come una campagna elettorale per il sindaco di Milano, contro questi avversari, senza un errore, senza una dichiarazione fuori posto, senza uno slogan sbagliato, senza un’iniziativa sopra le righe, senza nemmeno una coincidenza sfortunata è un’impresa titanica. Riuscire ad affrontare momenti complessi senza fare errori è un ingrediente fondamentale – forse l’ingrediente fondamentale, quello senza il quale il resto è inutile – per costruire una campagna elettorale vincente. Obama no drama, ricordate? Pensate a quanto è accaduto dall’altra parte, per dire. Non bastassero le mediocrità del suo governo da sindaco, Letizia Moratti ha condotto una campagna elettorale disastrosa, confusa, senza un messaggio e piena di errori e incidenti e guai fino all’inverosimile annullamento del comizio finale. Quando le cose vanno male, gli ultimi giorni di campagna sono sempre uno sgretolamento generale. Letizia Moratti ha spostato l’asticella ancora più in alto.
Il terzo merito è aver fatto le cose bene. Si poteva essere più inventivi, si poteva essere più originali, si poteva essere più aggressivi, si poteva essere un sacco di altre cose e farne l’elenco ha senso fino a un certo punto, visto com’è andata questa campagna elettorale. Ma la campagna di Pisapia ha fatto le cose bene, non ha mai fatto i goffi occhiolini al centro che qualcuno gli chiedeva e non ha nemmeno mai sbracato a sinistra. Ha contenuto i propri difetti e i propri limiti, facendoli pesare poco. Ha fatto le cose con cura e sobrietà, negli slogan e nei manifesti elettorali, nel tono e nel modo, capendo cosa avrebbe funzionato di più con questa città. Ho trovato una lettera della campagna di Pisapia, ieri, nella buca della posta. Avrò ricevuto decine di lettere elettorali, in questa campagna elettorale, tutte piuttosto sciatte e banali. Quella di Pisapia era buona. Era vaga e retorica come non può non essere una cosa di quel genere ma era ben scritta, ben centrata, metteva al centro le sue idee in modo efficace ma rispondeva alle accuse di Letizia Moratti e lo faceva senza scendere sul suo livello.
Ora, siccome facendo e seguendo campagne elettorali negli ultimi anni qualcosa ho imparato, penso che il grosso di questi meriti sia da attribuire direttamente a Giuliano Pisapia. Non perché abbia fatto lui tutte le scelte su tutto – non è così – bensì perché salvo rare eccezioni le campagne elettorali sono lo specchio dei candidati che promuovono. Che danno la linea, che mettono i paletti, che sono lo strumento che gli staff devono essere in grado di suonare e di farlo suonare nel miglior modo possibile. Poi c’è appunto lo staff, i nomi li trovate qui. Probabilmente sono stanchi in un modo che la maggior parte di noi, me compreso, non è in grado di immaginare: lo sono da settimane e nonostante questo non hanno perso un colpo. Bravi. Da qui in poi ragionamenti e analisi sono sospese, riguardo Milano: si fa il tifo e basta.