Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

Relitti

C’è un dittatore al potere da oltre quarant’anni in un paese che non ha mai conosciuto un’elezione libera e in cui sono violati sistematicamente e violentemente tutti i diritti umani, la libertà di espressione, la libertà religiosa, la libertà di stampa, la libertà di movimento, eccetera. C’è una rivolta popolare contro di lui, libera, confusionaria, improvvisata e spontanea, che avviene sulla spinta di una rivolta più generale dell’intera area contro molti altri storici regimi. C’è una repressione violenta e sanguinosa fatta di bombardamenti, carri armati, esecuzioni dei delatori. C’è la vittoria del dittatore e la promessa, esplicita e ripetuta più volte, di una ritorsione contro i ribelli, di una vendetta da realizzare senza pietà e casa per casa. Ci sono i massacri e ci sono gli stessi ribelli che implorano la comunità internazionale di fare qualcosa per evitarne degli altri. Ci sono le Nazioni Unite che votano un pacchetto di sanzioni economiche, e non servono a niente. Anche la Lega Araba (!) si unisce alle richieste dei ribelli e chiede alla comunità internazionale di intervenire per evitare altre stragi. Ci sono le Nazioni Unite che decidono allora all’unanimità di muoversi per disarmare il dittatore senza fare un’invasione di terra. Ci sono i ribelli che esultano nelle piazze, che piangono dal sollievo e dalla felicità. C’è il dittatore che allora promette di fermarsi, per prendere tempo, e nel frattempo continua a bombardare – e i morti e i feriti che si accatastano negli ospedali.

Qui si pensa che sia legittimo e auspicabile farsi venire dei dubbi su quasi qualsiasi cosa, quindi figuriamoci se non su una cosa delicata e problematica come l’intervento in Libia: alcuni di questi dubbi li condivido, altri no, ma il punto è banalmente che oggi non ci sono alternative che non siano lasciare che Gheddafi faccia quello che vuole, cioè un bagno di sangue. Inoltre, una cosa è avere dei dubbi, un’altra è difendere “la sovranità nazionale della Libia” – che poi sarebbe il regime di Gheddafi – e il suo diritto sovrano a fare carne da macello dei cittadini libici. Una cosa è avere dei dubbi e un’altra è tenere di più al fatto che si tengano “giù le mani dal Medio Oriente” che al fatto che si tengano giù le mani dalle persone che ci vivono, in Medio Oriente. Sono le posizioni dei relitti del comunismo italiano filosovietico, da Giulietto Chiesa a Oliviero Diliberto, dei relitti dell’estrema destra italiana, da Forza Nuova a Massimo Fini, e della Lega Nord di Bossi, Calderoli e Borghezio. Il peggio del peggio del peggio di quanto abbia espresso la politica italiana negli ultimi trent’anni. Fortunatamente sono sempre di meno e in frangenti come questi contano meno di zero, e questa è la ragione per cui probabilmente avrei fatto bene a non scrivere questo post: sono gli stessi delle scie chimiche e del complotto dell’11 settembre, in fondo. Ma stavolta si parla di cose più serie, e la sventatezza del loro egoismo cervellotico è tale che se lo meritano, di essere insultati e ignorati insieme. Che non pensino nemmeno per un secondo di stare dicendo delle cose accettabili.

(inserita la moderazione preventiva dei commenti, ché conosco i miei polli)