La propaganda sulla paura
Continuo a vedere in giro un sacco di persone utilizzare la catastrofe in Giappone come argomento di propaganda contro l’energia nucleare. Tra queste ci sono persone sinceramente spaventate e altre un po’ più scafate, politici e attivisti dal tempismo perfetto, che mi sembrano parlare con qualche scrupolo e qualche emozione in meno. Ho già spiegato qui che per quanto io creda che l’energia nucleare oggi in Italia sia una scelta sbagliata, considero scorretto l’uso della catastrofe giapponese come argomento antinucleare. Non solo: mi sembra un argomento debole.
Vorrei fare notare un’altra cosa, a questo proposito: dei 55 reattori nucleari presenti sul suolo giapponese, quelli che hanno avuto problemi di stabilità sono gli unici 4 costruiti prima del 1972. Tutti gli altri reattori, cioè tutti i reattori costruiti dal 1974 in poi, non hanno avuto problemi e non hanno creato rischi a chi ci vive attorno: questo nonostante un terremoto di magnitudo 9.0 e in alcuni casi il passaggio di uno tsunami devastante. Difficile immaginare uno stress test più esigente.
Poi lo so, è una battaglia persa e strapersa: la propaganda fatta su paure così forti è impossibile da arginare, specie quando dall’altra parte del mondo sta succedendo una catastrofe. Ma è proprio questo il punto. La destra ha speculato su questo genere di paure per anni, in Italia: sull’immigrazione, sui diritti civili, su decine di temi diversi. Capisco che oggi a sinistra qualcuno possa pensare che finalmente è arrivato il nostro turno, che finalmente c’è il modo di girare questa strategia a nostro favore. Io penso sia un errore. Per quanti piccoli vantaggi possa dare nel breve termine, la propaganda fatta sulle paure delle persone fa molti danni sul lungo termine. E questi danni li ha sempre fatti molto di più a sinistra che a destra.