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Ho fatto Xavi un milione di volte

Vabbé, un altro post di calcio, già che ci siamo. Tra le cose in assoluto più inutili del calcio ci sono sicuramente le interviste ai calciatori: le risposte sono sempre le stesse, ci avrete fatto caso. “Sono contento per il mio gol ma più per la prestazione della squadra”. “Non esistono squadre deboli”. “Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno”. Eccetera eccetera. La fiera della banalità. Fortunatamente ci sono delle eccezioni.

Venerdì scorso Sid Lowe ha intervistato Xavi, per il Guardian. Sid Lowe è un giornalista sportivo giovane e sveglio: poco ingessato e appassionato di calcio in modo maniacale, oltre che per il Guardian scrive sulla rivista-bibbia del calcio, FourFourTwo, e per WorldSoccer. Xavi invece non ha bisogno di grandi presentazioni, se seguite un po’ il calcio: se no, vi basti sapere che è il regista del Barcellona di questi anni, una delle migliori squadre di ogni tempo, e il regista della Spagna campione d’Europa e del mondo. Sicuramente uno dei migliori registi nella storia del calcio.

Il suo mestiere, in sostanza, è dare il gioco alla squadra. Ancora più in sostanza: il suo mestiere è passare la palla. Può sembrare facile, ma lui è bravo come nessun altro. Un suo compagno di squadra, Dani Alves, ha detto che durante le partite Xavi non gioca insieme agli altri ma sono gli altri, avversari compresi, a giocare dove e come vuole lui. “Xavi gioca nel futuro”, ha detto. Sid Lowe ne ha approfittato e durante l’intervista, invece di propinargli la solita sbobba (“Siete una squadra da scudetto?”) lo ha fatto parlare di calcio, del suo ruolo in campo, delle differenze tecniche tra questo e quel giocatore. Gli ha chiesto conto del fatto che la Spagna ha portato a casa i mondiali senza divertire, vincendo quasi sempre uno a zero: siete stati noiosi, gli ha detto. Questo è Xavi.

È l’esatto contrario. Non è che noi eravamo noiosi, erano gli avversari che lo erano. Che cosa voleva l’Olanda? I rigori. O Robben in contropiede. Bam, bam, bam. Certo che eravamo noiosi – gli avversari non ci permettevano di fare diversamente. Il Paraguay? Che ha fatto il Paraguay? Hanno messo in piedi una fase difensiva spettacolare e hanno aspettato di avere delle occasioni, magari su palla ferma. Su rimpalli, su palle vaganti. La gente non si rende conto di quanto è complicato giocare quando hai sempre dietro e davanti a te dei tizi alti due metri.

E quindi, cosa si fa in questi casi?, gli chiede Lowe. Glielo chiede tenendo come sottinteso: tu sei Xavi, se non sai giocare tu, in quelle condizioni, chi altro? Xavi risponde così.

Pensare in fretta, cercare spazi. Questo è quello che faccio: cercare spazi. Tutto il giorno. Io cerco sempre spazi. [Alza la testa e la gira da un lato e dall’altro, come se stesse cercando qualcosa]. Qui? No. Lì? Nemmeno. Chi non ha giocato a calcio non si rende conto di quanto è complicato. Spazio, spazio, spazio. È come quando giochi con la PlayStation. Penso: merda, il difensore è lì, allora giochiamo là. Vedo lo spazio e passo la palla. Questo è quello che faccio.

Tutta l’intervista è interessante e consigliata, ma quella risposta. Come ha scritto Supriya Nair su The Run of Play, altro gran blog di calcio, Xavi sta cercando di spiegare qual è la soluzione a un problema che lui stesso dice essere molto complicato: è il problema che ha fatto giocare male la Spagna ai mondiali ed è un problema così complicato che lui, spiegando la soluzione, capisce che chi non ha giocato a calcio non si rende conto di quanto è complicato. Chi non ha giocato cosa? A calcio? A calcio col Barcellona? A calcio contro il Barcellona? Chi è che può capire davvero come si fa a giocare a calcio come gioca Xavi? Poi però Xavi dice un’altra cosa. Quello che fa lui, spiega, beh, è come quando giochi con la PlayStation. Xavi descrive il suo gioco durante la semifinale dei mondiali e dice che è come giocare alla PlayStation. Se ci pensate, è una cosa straordinaria non solo per Xavi, ma anche per noi giocatori di calcio alla PlayStation.