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Consigli a chi è arrivato, nel frattempo

Quello che avevo da dire sull’aumento dell’età pensionabile alle donne l’avevo detto in un post del dicembre del 2008. Il dibattito era praticamente uguale a quello attuale, e quindi è attuale anche il contenuto del post. Il titolo invece era “Consigli a Veltroni”: nel frattempo sono passati due segretari del PD, e siamo ancora lì.

Possiamo fare tutti i distinguo e le precisazioni di questo mondo, ma c’è una sola posizione riformista possibile in materia. Semplicemente: stante le plurime attuali discriminazioni che le donne subiscono durante la loro carriera lavorativa in termini di retribuzione, orari, firme apposte su lettere di dimissioni in bianco, eccetera, stante l’arretratezza del nostro paese sul fronte dei servizi offerti alle famiglie, l’uguaglianza tra uomo e donna sul piano dell’età pensionabile si realizza di fatto col sistema strabico che abbiamo oggi. Di fatto, data la condizione di diseguaglianza in partenza, la soluzione più equa non può che essere una condizione diseguale all’arrivo.

Il punto è che questo sistema è da stravolgere, non da tutelare o difendere. Una politica seria dovrebbe rimuovere le condizioni di diseguaglianza alla partenza, per rimuovere quindi la discriminazione all’arrivo. Questo dovrebbe chiedere il Pd, questo soprattutto dovrebbero chiedere le donne: dovrebbero chiedere di essere trattate come gli uomini sul fronte retributivo, sulle ore di straordinario, sulla gestione dei congedi parentali… e anche sull’età pensionabile. Possiamo discutere su cosa dovrebbe venire prima e cosa dopo, ovviamente, il punto è che oggi l’Ue ci impone di prendere una decisione sul fronte età pensionabile, e quindi la questione prima/dopo è di fatto superata, e tirarla fuori è solo un malriuscito esercizio di benaltrismo. Tocca quindi aggredire le altre questioni, subito. Fare la battaglia sull’intoccabilità dell’età pensionabile femminile permetterà al governo di incassare un altro successo: continuerà ad accusare il Pd di difendere lo status quo e avrà dalla sua parte l’Unione Europea e l’articolo 3 della Costituzione. La battaglia non va fatta sull’età pensionabile, bensì su tutto il resto: il Pd incalzi Brunetta, lo sfidi ad applicare quell’articolo della Costituzione che sembra stargli tanto a cuore. Renda nuovamente illegale quella pratica terribile della lettera di dimissioni in bianco da usare in caso di maternità, equipari per legge retribuzioni e avanzamenti di carriera, giusto per cominciare. Mentre che c’è, Brunetta parli degli asili nido col suo collega Tremonti. Qualsiasi altra posizione diversa da questa spingerà il Pd a incassare l’ennesima sacrosanta sconfitta.