Sciogliendo il nodo
Francesco Piccolo sull’Unità di oggi. Finalmente.
Molte volte non condivido quello che scrive, più volte non condivido il modo derisorio con cui affronta la questione: sono convinto che chiamare Berlusconi «Al Tappone» crei certo complicità con il lettore, ma allo stesso tempo finisca per neutralizzare una percentuale di informazione seria che sta dando con dovizia di fatti (ma questa è un’opinione, fa parte di un confronto dialettico). Il grande (nel senso quantitativo) popolo della sinistra che lo segue da anni, un tempo si sarebbe fermato sulla soglia della questione politica – come nella sostanza aveva fatto perfino con Craxi, fino alle monetine (comprese): è o non è degno di essere il nostro presidente del Consiglio, di sedere in Parlamento, di svolgere attività pubbliche?
La risposta sarebbe stata chiara piuttosto presto, e da lì sarebbe dovuta partire una lotta democratica e tutta politica. Invece, articolo dopo articolo, complicità dopo complicità, il popolo di sinistra ha seguito Travaglio fin nelle sue ossessioni, che per lui sono professionali, ma per i suoi lettori rimangono ossessioni e basta. Il risultato è che adesso tutti parlano di processi, testimonianze, cassazione, prescrizione eccetera. Il risultato è che finisce per avere più importanza la motivazione del legittimo impedimento grazie al quale ogni volta Berlusconi non si presenta in aula, che tutte le questioni politiche di cui si rende colpevole ogni giorno. Non è un problema di Travaglio, ma di quello che la gente di sinistra è disposta a fare; quello che mi preoccupa (e che non mi piace) è ciò che Travaglio rappresenta, non la sua capacità di fare giornalismo. Ed è il risultato, inutile dirlo, del vuoto dentro il quale si trova la sinistra per la politica (non) espressa in tutti questi anni.
Poi leggetevi anche questo, e per oggi avete fatto.