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Foreign Policy fa il punto della situazione sui dibattiti presidenziali che vedranno coinvolti Gordon Brown, David Cameron e Nick Clegg da qui al prossimo mese. Cominciando da un punto fondamentale: per la prima volta i leader dei tre principali partiti britannici e candidati alla carica di primo ministro si sfideranno in un dibattito all’americana. Perché? «Perché Brown è disperato», scrive laconicamente Annie Lowrey.
Nel sistema britannico gli elettori scelgono i partiti, e non direttamente i loro leader. Quindi anche se l’attività parlamentare ha da due secoli una ricca tradizione di dibattiti politici, e i primi ministri devono affrontare ogni settimana confronti serrati coi membri dell’opposizione, i candidati premier non si sono mai confrontati in televisione. Nel 1992 il Labour richiese un dibattito, ma i conservatori rifiutarono. Nel 1997 il primo ministro conservatore John Major pensava che mostrare alla nazione un vero dibattito potesse essere la carta giusta per sconfiggere il carismatico – ma giovane e inesperto – Tony Blair, ma le due parti non si accordarono sulle regole (in particolare sulla presenza del candidato liberaldemocratico) e non se ne fece nulla. Quattro anni dopo, nel 2001, Blair si avviava a vincere le elezioni a valanga e si rifiutò di partecipare a un dibattito televisivo col candidato conservatore William Hague. La stessa cosa successe nel 2005.
A questo giro un po’ di cose sono cambiate. Cameron e Clegg si sono detti disponibili a un dibattito televisivo già parecchi mesi fa e i network televisivi si sono organizzati di conseguenza, decidendo di tenere i dibattiti con o senza la presenza di Gordon Brown (il che la dice lunga sull’influenza e sull’attuale popolarità del primo ministro britannico). Brown è stato quindi costretto ad accettare, e manco così controvoglia: trovandosi in svantaggio, i dibattiti possono essere anche per lui una buona opportunità.
Il primo dibattito si terrà il 15 aprile e sarà concentrato sulla politica interna; il secondo si terrà il 22 aprile e sarà concentrato sulla politica estera e l’Unione europea; il terzo, fissato per il 29, vedrà al centro della discussione l’economia. Le regole sono già state fissate e ricalcano quelle dei dibattiti presidenziali statunitensi: il pubblico è equamente diviso tra i partiti e le telecamere non possono inquadrarlo mentre i candidati parlano, ogni candidato ha un minuto per rispondere alle domande del moderatore e un minuto per rispondere alle affermazioni dei suoi avversari. I dibattiti dovrebbero andare in onda in prima serata, qui sul blog ci attrezzeremo in qualche modo per vederli e commentarli insieme.