5 dicembre
«Stiamo facendo in venticinque giorni quello che un partito solitamente fa in sei mesi». Lo dice Alessandro Toffu, responsabile dell’organizzazione della manifestazione del 5 dicembre, e a passare qualche minuto con lui non si fa fatica a credergli: «Le mie giornate durano venti ore», dice, e sono un susseguirsi infinito di riunioni, telefonate, email, conference call e appuntamenti.
Si vanno definendo, infatti, gli ultimi dettagli in vista di sabato prossimo. Nessuno degli organizzatori vuol sentir parlare di ingerenze da parte delle associazioni e dei partiti. «Siamo noi ad avere la regia del No B. Day», dice Toffu, «siamo noi a decidere il percorso del corteo, siamo noi a decidere chi parlerà dal palco». Il programma della manifestazione non è stato ancora diffuso ufficialmente, ma è praticamente certo che gli unici a prendere la parola saranno «persone comuni», studenti, ricercatori, operai, impiegati: nessun personaggio politico, nessuna personalità politicamente «ingombrante». Il numero degli aderenti, intanto, cresce di giorno in giorno. I fan della pagina su Facebook sono già 350mila e si attende una partecipazione così alta che gli organizzatori starebbero pensando di rivedere il percorso del corteo e concludere la manifestazione in piazza San Giovanni invece che in piazza del Popolo, così come era stato inizialmente stabilito.
Da qui al 5 dicembre, poi, gli organizzatori metteranno in piedi una serie di azioni dimostrative allo scopo di promuovere la manifestazione. Un assaggio è andato in scena ieri pomeriggio nel centro di Roma, quando una ventina di persone si sono radunate in largo Goldoni è hanno cominciato gridare «Chi non salta Berlusconi è». Oggi, intanto, un presidio davanti alla sede Rai di viale Mazzini chiederà ai direttori dei tg di «raccontare agli italiani la storia di quella rete di perfetti sconosciuti capaci di mettere in piedi in meno di due mesi un evento di rilevanza nazionale».
Intanto è stata costituita un’associazione, di cui lo stesso Alessandro Toffu è il presidente. «Serve a tutelare le persone che altrimenti avrebbero dovuto farsi carico individualmente della responsabilità nei confronti della questura, ma servirà anche dopo il 5 dicembre». L’intenzione dei promotori è infatti non disperdere questo patrimonio di forze e creare un soggetto che abbia le gambe per camminare anche a manifestazione conclusa. «Passato il No B. Day faremo un’assemblea, ci siederemo attorno a un tavolo e discuteremo del da farsi». La ragione sociale non cambierà: «Chiedere al premier di farsi da parte, e chiedere che con lui si faccia da parte chi calpesta gli interessi delle persone a vantaggio dei propri. Il berlusconismo, insomma». Insomma.
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Quattro domande ad Alessandro Toffu
Diversi giornali hanno scritto che la manifestazione del 5 dicembre è stata organizzata «dalla rete», ma dietro la rete ci sono naturalmente delle persone. Tu chi sei?
«Mi chiamo Alessandro Toffu, ho 31 anni e faccio il tecnico informatico. Vivo a Roma dal 2006. Non ho esperienza politica alle spalle, solo un po’ di volontariato nella croce rossa».
Cosa pensi dei partiti politici? Un’altra cosa che si dice molto è che quella del 5 dicembre è una manifestazione antipolitica…
«Nulla contro i partiti: avere la tessera di un partito è un gesto civico di partecipazione alla vita della società. Certo, non si può dire lo stesso di tutti partiti, vedi i partiti personali che hanno dilagato negli ultimi quindici anni».
Andare in piazza può essere un utile sfogo, ma servirà a indebolire il premier e togliergli consensi?
«La nostra manifestazione è una protesta, la protesta delle persone che non ce la fanno più. La politica ha il compito di trasformare questa protesta in proposte concrete per creare un’alternativa».
Chi parlerà dal palco? Qualcuno teme gli ormai classici attacchi al Presidente della Repubblica…
«Dal palco parleranno persone comuni, niente vip. E il Presidente Napolitano è il massimo rappresentante della Costituzione, che noi intendiamo difendere».
(per l’Unità di oggi, a pagina 8)