Nuovo conio
Complice il desiderio di Bruno Vespa di pubblicizzare il suo libro, non erano passate nemmeno 24 ore dalla chiusura dei seggi delle primarie che già le agenzie di stampa battevano: «Rutelli: vado con Casini e non da solo». Eccolo, abbiamo pensato tutti. Così come da mesi si paventava, è successo. Pier Luigi Bersani vince le primarie e proprio mentre comincia il lento scivolamento a sinistra del Pd, Rutelli e il suo manipolo di parlamentari si sganciano per entrare nell’Udc – in una nuova Udc, magari chiamata in un altro modo: Partito della Nazione – e renderla più digeribile all’elettorato democratico, per muovere i primi passi verso quell’alleanza che il neo segretario del Pd e i suoi sostenitori non hanno mai fatto mistero di considerare determinante per la creazione dell’alternativa alla maggioranza di governo.
Le attenzioni quindi si sono rivolte subito ai parlamentari più vicini a Rutelli, per vedere chi e come avrebbe aggiunto il suo nome a quel «non da solo». Non si è mosso nulla. Il fedelissimo Lusetti non è della partita, almeno per il momento, così come Paolo Gentiloni ed Enrico Gasbarra, che alle primarie si è addirittura schierato con Bersani. Silenzio anche da parte di Riccardo Milana e Gianluca Susta, nonché da quel Matteo Renzi ormai lontanissimo dall’area d’influenza dell’ex sindaco di Roma. Persino Paola Binetti – che deve a Francesco Rutelli il suo arrivo in politica – è stata piuttosto freddina: «Diamo tempo al nuovo segretario di muovere i primi passi». Dei firmatari del manifesto dei coraggiosi (quanti ricordi), poi, davvero non è rimasto nessuno: Chiamparino è da tutt’altra parte, Penati ha fatto addirittura il coordinatore della mozione Bersani, nello stesso schieramento in cui hanno trovato ospitalità Enrico Letta – non un rutelliano puro, ma spesso e volentieri vicino all’ex sindaco di Roma in questi anni – e Marco Follini.
Ieri è stata presentata a Roma l’associazione “Cambiamento e buongoverno”, che nelle intenzioni di Rutelli dovrebbe rappresentare la “camera di transito” attraverso la quale regolare i movimenti tra Pd e Udc: lo spazio centrale di un sistema di vasi comunicanti. Insieme a un sito internet che definire scarno è dire poco, è stato diffuso un breve documento sorprendente per come riesca in trenta righe a non dire niente di niente su niente. Le biografie dei firmatari non aiutano a decifrare lo spessore dell’operazione, a cui danno semmai la cifra dell’estrema estemporaneità: ci sono un po’ di rutelliani doc, da Linda Lanzillotta a Lorenzo Dellai e Vilma Mazzocco, alcuni battitori liberi come Massimo Cacciari e Giuliano Da Empoli, Bruno Tabacci, da sempre firmatario di qualsiasi appello sia volto a creare un centro più centrale di quello che c’è già, ed Elvio Ubaldi, già promotore insieme allo stesso Tabacci del fenomenale esperimento della Rosa Bianca, altrimenti noto come la scissione più veloce del mondo: manco il tempo di convocare una conferenza stampa ed erano già tornati dentro l’Udc a contrattare posti per le liste delle politiche.
Se l’esordio poteva certamente essere migliore, non è affatto detto che l’addio di Rutelli al Pd rappresenti anche l’addio di Rutelli alla prima fila della politica italiana. Niente di particolare succederà prima delle regionali, naturalmente: certi cambiamenti devono essere digeriti per tempo dagli elettori e la campagna elettorale è certamente il momento peggiore per farli. Sia Bersani che l’Udc si augurano una bella vittoria alle regionali, magari anche in collaborazione, così da spendere poi quel piccolo capitale di consenso e successo nelle prove generali di un’alleanza politica. Ecco quindi che il ruolo di Rutelli tornerebbe a essere cruciale nella trasformazione dell’Udc, che cambierebbe nome e simbolo, si lascerebbe indietro i pezzi più discussi, da Cuffaro in poi, e sarebbe così pronta a diventare più o meno la nuova Margherita, solo un po’ più destrorsa. Quello che oggi è un semplice spostamento di ceto politico, senza alcuna ricaduta in termini di movimenti dell’elettorato, potrebbe trasformarsi in qualcosa di più grosso e determinante: prima ancora che gli elettori del Pd smettano di festeggiare per la dipartita di Rutelli, lo stesso Rutelli potrebbe rientrare dalla finestra. A braccetto con Casini.