Da Ferrara/3
Il web sta uccidendo i giornali e il giornalismo? Andiamo verso una società in cui ognuno è un giornalisma dilettante ma nessuno è un giornalista professionista? E’ internet il principale responsabile della crisi che ha colpito il mondo del giornalismo tradizionale nell’ultimo anno? Il giornalista e commentatore statunitense Steven Berlin Johnson non scende nel dettaglio delle relazioni causa-effetto, ma è comunque ottimista. “Le cose nel campo delle notizie stanno cambiando molto, ma penso possiamo dirci con qualche certezza che stanno cambiando in meglio”.
“Se penso a quelle che erano le mie fonti di informazioni e notizie al tempo delle elezioni presidenziali del 1992 e le confronto con quelle delle elezioni del 2008, non ho alcun dubbio sul fatto che l’anno scorso io fossi un cittadino più informato e consapevole”. Di fatto, ha spiegato Johnson, lo stesso meccanismo che grazie alla rete ha valorizzato l’informazione e le notizie di piccole realtà, quartieri, comunità locali, ha portato negli ultimi anni a una trasformazione globale del giornalismo. “Nel giornalismo tradizionale, le notizie compiono un percorso simile a quello di una fabbrica, una catena lineare di eventi e interventi. Nell’era del web, le notizie sono tutte collegate tra loro e formano un flusso che si arricchisce di passaggio in passaggio. Di fatto, non succede e non succederà più che otto persone chiuse in una sala riunioni decidano qual è la notizia su cui puntare: quel lavoro è diventato collettivo, coinvolge tantissime persone, professionisti e non, ed è quindi molto più collettivo, dinamico, spontaneo e imprevedibile”.
E sono cambiamenti irreversibili. “Questa non è una bolla. La bolla della rete è già scoppiata: questo è un assetto che si regge bene in piedi e che nel lungo periodo non potrà che diventare più stabile ed efficace”. Magari non sappiamo ancora esattamente dove arriveremo, ma sappiamo già che non torneremo indietro.