Buoni consigli
C’è una cosa che i politici non fanno mai, quando dicono o fanno una scemenza come quella fatta ieri da Ignazio Marino. Non lo fece Rosy Bindi quando disse che era meglio che un bambino rimanesse a morire di fame in Africa, piuttosto che essere affidato a un gay. Non lo fece Piero Fassino dopo il celebre “abbiamo una banca”. Non lo fece Nicola Latorre dopo aver passato un pizzino a Italo Bocchino e non lo fece Massimo D’Alema dopo essersi fatto una passeggiata a braccetto con un terrorista islamico. La formula è sempre la stessa. Inizia con «Mi scuso se qualcuno si è offeso, ma…» e poi sostanzialmente ribadisce la bontà di quel che ha fatto o che ha detto, che quindi rimane scemenza e continua a esporlo al fuoco delle polemiche. Insomma: se vi siete offesi è colpa vostra, mica mia che ho fatto una scemenza.
La cosa andrebbe ribaltata. L’unico modo per uscire dal vortice degli attacchi è ammettere, con grande serenità, di aver detto una scemenza. Chiedere scusa, senza «ma». E’ giusto e funziona. Solo in Italia abbiamo il mito del politico infallibile, che non commette mai errori. Perché? Gli errori si cerca di evitarli in tutti modi, ma è normale che a volte si facciano e a quel punto si chiede scusa e basta. L’hanno fatto fior di politici di mezzo mondo – da Obama a Zapatero, per dirne due tra i più popolari – e questo non ha impedito loro di raggiungere grandi risultati ed essere molto apprezzati. La verità è sempre rivoluzionaria, diceva qualcuno.