Il momento
Si sta discutendo molto in queste ore del “cambio di linea” che Obama avrebbe fatto a proposito dell’Iran. Detto che era prevedibile che in presenza di repressioni e violenze la linea americana sarebbe dovuta cambiare, mi sembra che più che di un cambio di linea si sia trattato di un cambio di toni, stavolta molto più perentori che in passato. Mi sembra poi che le manifestazioni abbiano esaurito la loro spinta, e anche questo era prevedibile: l’oscuramento dei media stranieri, i vari blocchi alla rete e soprattutto le feroci violenze della milizia non hanno dato scampo ai manifestanti. Leggere i messaggi su Twitter di oggi pomeriggio fa venire i brividi alla schiena: li stanno massacrando.
Se l’Occidente pensa che la fine delle proteste – che peraltro potrebbe essere soltanto temporanea – corrisponda automaticamente alla vittoria del regime, sbaglia. E se lo pensa per ignavia, l’errore è doppio. La teocrazia iraniana non è mai stata così debole e impopolare, e a me sembra che questo sia invece il momento di alzare il livello delle pressioni, per non lasciare al regime la possibilità di serrare i suoi sfilacciatissimi ranghi: erogare finanziamenti agli oppositori e dar loro sostegno concreto, cercare alleanze strategiche con altri paesi dell’area, infiggere sanzioni al regime, alzare i toni e dire anche cose diverse da quelle dette finora. Gli iraniani hanno fatto il loro, e hanno fatto più di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare. Ora qualcuno raccolga la loro bandiera.