Tutto, niente e qualcosa
Enzo Reale si è dispiaciuto di una cosa che ho scritto qui riguardo l’atteggiamento di alcuni neocon, nei confronti delle rivolte in Iran. Stavo per rispondergli via email (dato che non ha i commenti), ma credo sia bene che la discussione prosegua online, perché mi sembra interessante. Scrive Enzo:
Io spero sinceramente che lui [cioè io] e gli altri che hanno cavalcato la protesta abbiano ragione.
Io non ho “cavalcato” la protesta. Semmai, la protesta, la sua intensità e la sua durata hanno acceso in me una speranza. L’ho scritto più volte: non sappiamo come andrà a finire. Potrebbe anche finire con una situazione peggiore di quella attuale. Non lo sappiamo. Abbiamo una speranza, e non credo potessimo realisticamente aspettarci una speranza per l’Iran, fino a poche settimane fa. Quello che abbiamo già, intanto, è la dimostrazione della debolezza di un regime che forse non perderà il potere, ma di certo ha già perso la faccia. Poi:
Quanto alla libertà degli iraniani, davvero il commento è fuori luogo. Non ricordo mobilitazioni significative a sinistra, nemmeno verbali, a favore del popolo iraniano nei trent’anni di regime fondamentalista.
Certo che Enzo non ne ricorda: non ce ne sono state. E sia Enzo che chiunque legga questo blog sa quanto ho discusso e litigato su questo punto, sulla sinistra che non fa la sinistra e si ricorda delle dittature solo quando gli Usa decidono meritoriamente di rovesciarle (e in quel caso, marciano persino contro gli Usa!). Io sono favorevole al regime change: in Iran, in Iraq, in Cina, ovunque ce ne sia bisogno, ovunque una dittatura opprima la libertà delle persone. Come sappiamo, però, non possiamo farlo dappertutto, per alcuni evidenti motivi: per dire, non possiamo pensare di invadere militarmente la Cina e rovesciare il regime. Non possiamo nemmeno in Iran, dato che l’Onu è un inutile ferrovecchio e gli Usa sono già impegnati in due guerre, entrambi particolarmente impegnative. Quindi? Considerato tutto questo, potevamo realisticamente aspettarci qualcosa di meglio per l’Iran, adesso? Male che andrà, il regime resterà in carica: ma sarebbe stato così anche senza proteste, e oggi sarebbe comunque infinitamente più debole e meno popolare. Bene che andrà, chissà. Ma non vedo altre strade possibili per un regime change, in Iran, che questa protesta.
Invece che dirsi questo, pure con tutte le cautele del caso, i neocon – non tutti, ovviamente, ma tanti – hanno pensato bene di dire che Obama tifa per il regime, cosa che sarebbe assurda anche dalla più realista delle prospettive. Kagan ha addirittura scritto che è suo alleato, o qualcosa del genere. Il tutto perché? Perché Obama non ha detto determinate parole, che poi si sono rivelate essere esattamente quelle parole che il regime brama di sentire da Obama. Poi magari discutiamo anche del perché questo accade (ci sono motivazioni ben precise, se ne sta parlando qui), ma che questo ci piaccia o no, purtroppo è un fatto. I neocon chiedono a Obama di dire esattamente le parole che gli ayatollah vogliono sentirsi dire, e che potrebbero realisticamente togliere il terreno da sotto i piedi a chi li sta indebolendo come mai era successo in trent’anni. Io ero rimasto che li volevamo abbattere gli ayatollah, non aiutarli.