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Il nodo

Per quel che ho appreso dal Niac e da Twitter e dalle conversazioni con diversi attivisti per i diritti umani iraniani, i manifestanti vogliono che l’amministrazione Obama non riconosca la vittoria di Ahmadinejad, che esprima preoccupazione per la sicurezza di chi protesta, e che si tolga di mezzo. […] Ho parlato con alcune persone nell’amministrazione, e mi sembra siano molto preoccupate dal fatto che dichiarare un esplicito sostegno americano diventi immediatamente un’arma nelle mani di Ahmadinejad. È certo emotivamente insoddisfacente non proclamare un sostegno inequivoco verso i manifestanti. La miglior cosa da fare per sostenere la protesta, come mi ha detto Trita Parsi, è seguire il suo leader. Moussavi, per esempio, non ha detto una sola parola riguardo un aiuto richiesto dalla comunità internazionale. Se i manifestanti dovessero chiedere una risposta americana più diretta, allora l’amministrazione dovrebbe seriamente rivedere la propria posizione. Fino a quel momento, però, con tutte queste vite in pericolo, l’amministrazione non può fare il passo più lungo della gamba, solo perché questo farebbe sentire nel giusto gli americani.

Fare quello che vogliono i manifestanti (per quanto si possa comprenderlo solo con approssimazione), fare quello che è giusto, fare quello che è meglio?