Dichiarazione di voto
(post lungo: le elezioni sono una cosa seria)
Scrivo questo post mentre mi trovo a Catania: sono ancora (per poco) residente in Sicilia e quindi voto lì. Ho tenuto in considerazione due aspetti, per decidere chi votare alle europee: il giudizio sul merito del progetto, e quello sul merito dei candidati.
Riguardo il primo aspetto, ed escludendo in partenza e per ovvi motivi Pdl, Lega e listarelle varie di centrodestra, non esiste altra scelta che il Pd. Pur con tutti i suoi enormi difetti, l’unico progetto a lui alternativo è quello securitario, moralista e neomissino del partito di Antonio Di Pietro. No, grazie. Sinistra e Libertà non è un progetto: è un cartello elettorale, formato da cinque forze microscopiche che messe insieme rischiano di non arrivare manco al 3%, colmo di candidati ineleggibili e candidati trombati alle ultime politiche, senza uno straccio di idee su nulla (anzi, con idee confliggenti su Tav, welfare, eccetera) e che svanirà istantaneamente al chiudersi delle urne. No, grazie. La lista anticapitalista nell’anno del signore 2009 sembra una barzelletta. No, grazie. I radicali sono lì solo per testimonianza, con delle liste improvvisate all’ultimo istante. Serve qualcosa in più del semplice fatto di esserci, però, quindi no, grazie. Rimane solo il Pd, e non è una sorpresa: è l’unico progetto concreto e credibile che guardi al futuro di questo paese e non alla prossima scadenza elettorale, ed è l’asse portante dal quale nessun progetto di cambiamento dell’esistente può pensare di prescindere.
C’è un problema, però. Il Pd in Sicilia è una schifezza. Una schifezza senza appello. Per metà è composto da ex-diessini pluritrombati che non hanno mai fatto altro nella vita che non tentare di farsi eleggere per stare all’opposizione. Per l’altra metà da ex-democristiani pronti a passare con Lombardo da un momento all’altro, e che fanno di questa versatilità la loro principale arma di potere contrattuale nei confronti del resto del partito. Raffaele Lombardo e i rapporti da tenere con lui – dialogo o intransigenza? – sono anche gli unici argomenti di dibattito interno al partito. Dato che a nessuno passa per la testa l’idea di provare a vincere un’elezione, ci si divide tra i tifosi di questa corrente del centrodestra e i tifosi di quell’altra. Risultato: alle comunali dell’anno scorso, a Catania, il Pd prese l’8,5%. Non che manchino le alternative: ci sono diversi ragazzi in gamba, venti-trentenni come Giuseppe Provenzano o Luca Spataro o tanti altri, che cercano di darsi da fare. Ma l’iniziativa politica è in mano a un moloch di leoni sdentati e professionisti della sconfitta, gente che non ha mai nemmeno tentato di inventarsi qualcosa, se non tirar fuori dal cilindro delle pezze alla loro mediocrità, come certe candidature estemporanee.
Le preferenze
La capolista è Rita Borsellino, persona di tutto rispetto della cui però carriera politica si ricordano solo tre campagne elettorali in quattro anni. I simboli contano, ma non si può esser buoni solo per fare la figurina. La voterò, ma senza entusiasmo. La voterò perché non è compromessa con il marcio del partito e perché è sempre bene che una persona col suo cognome vinca e raccolga gloria e successi piuttosto che affondare, in un posto dove tantissime persone non hanno vergogna di apprezzare e stimare la mafia e i mafiosi.
La seconda preferenza la darò a Rosario Crocetta. Ci sono opinioni contrastanti sul suo lavoro di sindaco, ma è fuor di dubbio che abbia fatto cose contro la mafia che in Sicilia non si vedevano da un mare di tempo. Non sono stato entusiasta della sua scelta di andare a Bruxelles e mollare Gela, ma non lo biasimo. Crocetta ha fatto molto per Gela. E’ stato più volte minacciato di morte, qualche anno fa arrestarono un sicario che aveva mandato di ucciderlo da lì a pochi giorni. Avrà le sue ragioni. L’unica arma di questi personaggi nei confronti dei mafiosi è la loro popolarità, la loro visibilità: più queste aumentano, meno diventa utile toglierli di mezzo, per la criminalità organizzata. Dovesse mancare l’elezione, Crocetta sarebbe un uomo morto che cammina: abbandonato dal suo partito e dai suoi cittadini. Sarebbe una pessima notizia.
Nella lista siciliana non c’è molto altro, quindi ho deciso di dare la mia terza preferenza a Maria Flavia Timbro. Io non so chi sia, Maria Flavia Timbro. So solo che è una studentessa universitaria più o meno mia coetanea, e conosco il modo rocambolesco in cui è finita nelle liste. La lista siciliana mancava di donne e giovani. Se ne accorgono all’ultimo istante, i geniali compilatori. Decidono di offrire la candidatura a una ragazza dei Giovani Democratici, così hanno il giovane e la donna in un solo nome: Nelli Scilabra. La chiamano per chiederle la disponibilità e lei non risponde, ma le liste vanno chiuse e mettono il suo nome: quando la rintracciano lei si prende qualche ora per pensarci, ma il suo nome è già sulla lista. Poi si rendono conto che Nelli Scilabra è di Agrigento, così come un altro candidato, e cambiano una lista già vagliata e votata dalla direzione nazionale. Si cambia studentessa: esce Nelli Scilabra, entra Maria Luisa Timbro. Una ragazzina messa lì perché faccia la foglia di fico e non rompa le scatole ai professionisti della sconfitta. Prendesse più preferenze di anche uno solo di quei rottami, sarebbe una bella soddisfazione.
Ivan
In tutto questo, mi dispiace proprio di non poter scrivere il nome di Ivan Scalfarotto sulla mia scheda. E’ la persona che vorrei votare, e il suo profilo è perfettamente tagliato per l’incarico cui è candidato. Inoltre è un amico, è una persona di cui mi fido ciecamente e ho avuto il piacere di dargli una mano anche durante quest’avventura elettorale. Si merita di essere eletto, per la passione sincera, l’impegno e la perseveranza – e mi dispiace che l’abuso che si fa di questi aggettivi durante le campagne elettorali privi questo pensiero dell’intensità che meriterebbe. L’elezione di Ivan Scalfarotto sarebbe una splendida notizia per l’Europa, per il paese e per il Partito Democratico. Se D’Alema, Veltroni, Binetti e Rutelli vi hanno fatto incazzare, sfogatevi votando Scalfarotto, piuttosto che non votandolo. Per far sì che le cose cambino, tocca dar loro una spinta. Non costa praticamente nulla, e se va bene poi ci si diverte pure, dopo.