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Dove si vota a giugno

Giugno è un mese ricco di appuntamenti elettorali: del rinnovo del parlamento europeo sappiamo praticamente quasi tutto, ma è un mese importante soprattutto per il Medioriente: si vota in Libano e in Iran, e Obama non poteva scegliere momento migliore per il suo atteso discorso al mondo islamico, previsto per dopodomani al Cairo. Si vota anche in Italia, oltre che per le europee, per i referendum sulla legge elettorale.

Ieri 2 giugno, elezioni legislative in Groenlandia. Un referendum alla fine del 2008 aveva fatto emergere la richiesta della Groenlandia alla Danimarca di trovare una qualche forma di autogoverno per la regione. Sebbene l’esito del referendum non fosse vincolante per il parlamento danese, questo si era impegnato a rispettarne gli esiti e così è stato. Dal 21 giugno, quindi, la Groenlandia avrà una sua polizia e un suo sistema giudiziario, il groenlandese diventerà l’unica lingua ufficiale della regione e anche i proventi delle trivellazioni petrolifere saranno suddivisi equamente con la Danimarca. Il primo ministro Hans Enoksen, socialista, aveva quindi ritenuto opportuno che un tale cambiamento epocale richiedesse anche un nuovo parlamento: come era prevedibile, la sinistra indipendentista ha fatto il pieno di voti.

Oggi, 3 giugno, secondo turno delle elezioni presidenziali in Moldavia. Il primo turno si è tenuto a maggio ed è andato a vuoto, a causa dell’ostruzionismo dell’opposizione.

Dal 4 al 7, invece, elezioni europee. Dato che probabilmente ne avete abbastanza delle cose italiane, vi segnalo lo speciale di Internazionale, che racconta di cosa si parla negli altri ventisei paesi dell’unione.

Il 7 si vota anche per un referendum nei territori giurisdizione della corona danese, ovvero Danimarca, Groenlandia e Isole Fær Øer. Il quesito referendario punta alla modifica della linea di successione al trono, abolendo la primogenitura maschile a favore di un uguale trattamento di uomini e donne della famiglia reale. La grande maggioranza degli elettori è favorevole al cambio, ma serve raggiungere i 40% dei votanti e il traguardo – nonostante il voto abbinato a quello delle europee – non è affatto scontato. Dovesse entrare in vigore, comunque, la norma non avrebbe conseguenze immediate: le prime tre persone sulla linea di successione, in questo momento, sono comunque uomini.

Sempre il 7 giugno si rinnova il parlamento del Lussemburgo: i democristiani del Csv dovrebbero conservare la loro solida maggioranza.

Un altro voto – ben più importante – si terrà il 7 giugno, ed è quello delle elezioni politiche in Libano. La legge elettorale è stata modificata da poco ed è molto tortuosa, in quanto assegna una serie di quote protette a diversi gruppi religiosi: questo genera una notevole frammentazione dello scenario politico, con divisioni e lacerazioni tra sette, partitini, gruppi e correnti. Il risultato delle elezioni è in bilico e si teme che un verdetto incerto o particolarmente equilibrato possa portare a recriminazioni e scontri violenti. La maggioranza che sostiene il premier Siniora, composta da sunniti, drusi e alcune correnti cristiane, dovrà vedersela con l’avanzata della coalizione di opposizione, formata dagli sciiti di Amal ed Hezbollah e un piccolo gruppo di nazionalisti cristiani.

Il 10 giugno, elezioni presidenziali in Iran. I candidati sono quattro, due conservatori e due cosiddetti riformisti (per quanto abbia poco senso definire riformista un candidato che ha incontrato l’approvazione degli ayatollah). Il favorito è l’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad, in cerca di rielezione. L’altro candidato conservatore è Mohsen Rezaei, ex capo della guardia rivoluzionaria. È meno estremista di Ahmadinejad: si è detto pronto al dialogo con gli Stati Uniti e ha più volte criticato l’eccessiva enfasi del presidente sull’inesistenza dell’olocausto e la necessità della distruzione di Israele. I candidati riformisti sono Mir-Hossein Mousavi, già primo ministro dal 1981 al 1989, e Mehdi Karroubi, già presidente del parlamento. I sondaggi sono pochi e mal realizzati, ma Ahmadinejad sembra in lieve vantaggio su Mousavi.

Il 21 e il 22 giugno si vota di nuovo in Italia, per i tre refendum sulla modifica della legge elettorale.

Il mese di giugno si chiude con tre elezioni, tutte e tre previste per il 28 giugno. Si vota in Albania per rinnovare il parlamento, all’indomani della ratifica della nuova legge elettorale che ha introdotto il sistema proporzionale. L’esito del voto è molto incerto: secondo i sondaggi la maggioranza conservatrice del Partia Demokratike e Shqipërisë è insediata dall’opposizione del Partia Socialiste e Shqipërisë.

Sempre il 28, elezioni legislative in Argentina, per rinnovare la metà dei seggi della camera e un terzo dei seggi del senato. Si è speculato a lungo sulla data delle elezioni, dato che il governo Kirchner vede questo voto un po’ come un referendum sul suo operato e la crisi economica ha creato un gran malcontento tra la popolazione. Se l’opposizione dovesse conseguire una vittoria significativa, infatti, non è escluso che si possa arrivare alle elezioni presidenziali prima del 2011, scadenza ufficiale del mandato dell’esecutivo.

Ultimo voto del mese, le elezioni presidenziali in Guinea-Bissau, anche queste previste per il 28 giugno. Si vota in seguito all’assassinio del presidente João Bernardo Vieira, lo scorso marzo. I candidati in corsa sono dodici ma i principali contendenti sono due. Il favorito è Malam Bacai Sanhá, già presidente dal 1999 al 2000 ed esponente del partito di governo, il nazionalista Paigc. Il suo avversario è il socialdemocratico Mohamed Ialá Embaló, già presidente dal 2000 al 2003, quando fu deposto da un colpo di stato. Non si può certo dire che ci si annoi, da quelle parti.