Una bella differenza
Ma se noi [Repubblica] non abbiamo pagato per ottenere quelle informazioni, ci sono giornali che pagano eccome, per averle, senza che nessuno se ne scandalizzi – l’onorevole Gasparri, che si è occupato a lungo di media quand’era ministro, dovrebbe saperlo. E’ appena accaduto in Gran Bretagna, dove il Daily Telegraph, il più diffuso trai cosiddetti quotidiani “di qualità” (per differenziarsi dai tabloid popolari), ha pagato una bella cifra, c’è chi dice 150 mila sterline (165 mila euro), chi un po’ di più, chi un po’ di meno, per ottenere le rivelazioni sui rimborsi spese dei deputati del parlamento di Westminster. Da ormai due settimane, il Telegraph pubblica ogni giorno paginate su quelle rivelazioni, senza che nessun garante sulla privacy glielo proibisca, senza che le forze dell’ordine arrestino o facciano perquisizioni tra coloro che potrebbero avergliele procurate. All’inizio, lo Speaker (ovvero presidente) della camera dei Comuni, aveva chiesto alla polizia di indagare, poichè tali informazioni provengono dagli archivi del parlamento e sono state copiate, in pratica trafugate, si potrebbe dire rubate, trattandosi di documenti riservati, che solo i Comuni potevano decidere di rendere pubblici. E la polizia, per un po’ di giorni, ha indagato. Poi ha sospeso e chiuso le indagini. Perchè, ha spiegato pubblicamente un portavoce, proseguirle “non sarebbe nell’interesse pubblico”. Ovvero, è interesse pubblico che le nefandezze e gli imbrogli commessi dai deputati vengano a galla; mentre non sarebbe nell’interesse pubblico tenerle nascoste. Adesso, a essere oggetto di indagini, saranno i deputati autori delle truffe più gravi: il leader dei conservatori, David Cameron, chiede che essi siano oggetto di inchiesta giudiziaria, arrestati e processati. Quanto allo Speaker dei Comuni, è stato costretto a dimettersi. Il punto è che qui nel Regno Unito i giornali pagano spesso e volentieri per ottenere informazioni (o immagini), se non c’è altro mezzo di procurarsele, i tabloid lo reclamizzano perfino sulle proprie pagine e sul proprio sito, “portateci notizie e vi daremo dei soldi”, garantendo anche l’anonimato: la questione importante, per l’opinione pubblica e in questo caso anche per la polizia, non è se un giornale le ha pagate o meno, ma se le informazioni sono vere e di pubblico interesse. Se rivelano qualcosa di importante per valutare il comportamento dei rappresentanti del popolo o del governo, la polizia è la prima a riconoscere che è giusto divulgarle. Nessuno perciò ora fa nulla per vietarne la pubblicazione, sebbene quelle rivelazioni stiano facendo tremare l’intero mondo politico britannico. Una bella differenza, rispetto a quello che sta succedendo in Italia.