Viva l’indulto
Non ci sono molte parole per definire la portata della crudele speculazione fatta sulla pelle dei detenuti da parte della politica italiana. L’involuzione populista della nostra democrazia ha determinato la situazione di oggi, in cui non si trova un politico disposto a difendere il provvedimento di indulto del 2006 nemmeno a cercarlo col lumicino. Al contrario, negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un vero e proprio festival del cinismo: politici pentiti che chiedono scusa al popolo, giornalisti infami pronti a inserire la parola “indulto” dentro qualsiasi titolo di cronaca nera, arringapopolo sedicenti di sinistra impegnati ad abbrutire un elettorato una volta ben più sensibile e maturo. Eppure ci sarebbero decine di buone ragioni difendere e anzi rivendicare la bontà di quel provvedimento. Una di queste – come dice Giovanni, nemmeno la più importante – è ormai ufficiale e travolgerebbe in un sol colpo i luoghi comuni, la pavidità dei politici, la stupidità della ggente e il pessimo giornalismo, se qualcuno avesse il coraggio di dirla un po’ più forte: l’indulto fa diminuire i crimini.