Le corporazioni ce le abbiamo dentro
Ieri Matteo Bordone ha scritto una cosa molto vera a proposito di un luogo comune pigro e bigotto
Così, per capire se è quello il tema: se nella vita, nell’Occidente ricco del 2009, sia lecito battersi solo per cause che ci riguardano personalmente, pena l’accusa di ipocrisia. In questo caso, fanculo a tutti i condannati a morte, i morti di fame, i malati di diarrea e morbillo, le balene, le foreste, la CO2, i bambini col mitra, i desaparecidos, perché io personalmente non credo che riuscirò mai nella vita a fidanzarmi con un’esponente di alcuna di queste categorie. Mi sa di no. Sarà una questione di lignaggio.
che mi ha ricordato una cosa molto simile scritta da me qualche mese fa, a proposito dell’associazionismo “di categoria”:
E così ogni giorno che passa mi convinco di una cosa. Che faremo un passo avanti significativo per i diritti dei gay, quando i gay – i gay come categoria, come gruppo organizzato, ma a volte anche come cittadini – smetteranno di occuparsene. Che dovremmo proibire alle donne di fare cose per i diritti delle donne. E che dovremmo obbligarci a rimescolarci un po’: da domani, gli etero si occupino di matrimoni omosessuali, i gay si occupino di pensioni e salari, gli uomini si occupino di diritti delle donne e le donne si occupino dei padri divorziati che non vedono i figli. Dite che funzionerebbe peggio di così?