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Eravamo io, Fidel, Paco Peña, Maradona, Mario e Pippo Santonastaso…

Botta e risposta tra la blogger cubana Yoani Sánchez e Gianni Minà. Il giornalista italiano scrive sul suo sito: “I ragazzi cubani che Yoani Sánchez sostiene vivono solo privazioni sanno perfettamente che queste conquiste sociali rendono Cuba, pur con tutti i suoi errori, diversa, più libera, dai paesi che invece, negli anni, sono stati prigionieri del neoliberismo e del mercato, come quelli delle villas miserias delle grandi città o come i trenta milioni di bambini randagi del continente. Yoani Sánchez, nei suoi articoli, fa finta di non saperlo”.

Yoani Sánchez ha risposto con un post intitolato “L’improbabile intervista di Gianni Minà”, nel quale immagina le domande che il giornalista italiano farebbe bene a porre a Fidel Castro. “Signor Minà, lei che può parlare con Lui, cerchi di scoprire come mai non decreta un’amnistia per Adolfo Fernández Saínz e i suoi colleghi, che hanno già scontato sei anni di carcere per reati di opinione. Annoti nella sua agenda i dubbi della mia vicina su come mai suo fratello non è autorizzato a rientrare a Cuba, dopo che ha ‘disertato’ durante un congresso all’estero. Trasmetta le domande di mio figlio Teo, che non capisce come mai per essere ammesso agli studi superiori deve dimostrare di possedere una serie di requisiti ideologici. Se lei può avvicinarsi a Lui – più di quanto è stato mai possibile a ogni cubano – gli chieda di permettere a questi ‘sconosciuti’ cittadini di associarsi, fondare un giornale, creare un’emittente radiofonica, fare domande a un presidente o sfruttare il diritto, che lei esercita senza limiti, di scrivere pubblicamente opinioni molto diverse a quelle del governo del suo paese. Le assicuro che questa intervista, che lei non farà mai, diventerà un best seller su questa isola”.

Secondo Minà la notorietà di Sánchez sarebbe solo occidentale: “Ho attraversato recentemente l’isola e ho scoperto che la Sánchez è pressoché sconosciuta”. A questo proposito interviene Gordiano Lupi, traduttore per l’Italia del blog di Yoani Sánchez: “Certo che la Sánchez è sconosciuta a Cuba. Chi dovrebbe parlare di lei in una realtà dominata da un quotidiano unico nazionale e da una televisione di partito? A Cuba, tanto per fare qualche esempio, non sono noti neppure Reinaldo Arenas, Guillermo Cabrera Infante, Zoé Valdés, Pedro Juan Gutierrez e Abilio Estévez, ma restano grandi scrittori cubani, apprezzati in tutto il mondo libero ma non nella loro patria”.

La polemica è scoppiata mentre sembra che il regime di Castro possa varare una nuova stretta alla già severissima legge sull’uso di internet nell’isola. “L’accesso a internet è molto limitato a Cuba”, si legge sul País. “I cubani non possono fare abbonamenti individuali alla rete, se non sono autorizzati dalle autorità. Possono aprire un indirizzo di posta elettronica negli uffici postali, ma non hanno accesso alla rete. Per questo motivo i cubani usano la connessione internet che gli alberghi offrono ai loro ospiti stranieri”. Una soluzione già molto costosa (quattro euro per mezz’ora di connessione, in un paese dove lo stipendio medio mensile è di quindici euro) e che potrebbe diventare sempre più complessa. “Il governo impedisce agli alberghi di far usare internet ai clienti cubani. Un’impiegata dell’hotel Meliá Cohíba ha confermato che queste istruzioni limitano l’utilizzo di internet ai clienti stranieri”.

(per Internazionale)