Meritocrazia
Mi chiama un mio ex alunno. Mi racconta dei suoi tentativi di trovare lavoro, del suo primo approccio al mondo del giornalismo. Mi racconta di essere stato nella redazione del nostro giornale locale (non proprio un giornalino, ma uno dei quotidiani locali più venduti in Italia) e di aver avuto un colloquio con un redattore, un giornalista di lungo corso molto considerato e influente.
Mi dice che alla fine del colloquio questo tipo gli ha chiesto il numero di telefono, «mi farò sentire, le farò sapere» gli ha detto. Allora il mio alunno, nel tentativo di aumentare le sue possibilità di successo, gli ha detto: «Le posso lasciare anche la mia e-mail, se vuole». E questo ha annuito e si è messo a scrivere e, arrivato al “dopochiocciola”, ha scritto «iau.it». Proprio così: iau.it.
E il mio ex alunno al telefono mi ha detto: «E a quel punto non sapevo più se mi conveniva umiliarlo, facendogli lo spelling, o tacere, per non compromettere il mio colloquio». «E cos’hai fatto?» ho chiesto io. «L’ho umiliato», mi ha detto lui. «Iauuuuu!» ho urlato io nella cornetta.