Giudizi e pregiudizi
Paola Binetti intervistata da un magazine di riferimento del mondo gay. Sarebbe già una notizia, ma c’è di più: nell’intervista concessa al sito internet Gay.tv, di cui l’Unità.it pubblica in anteprima alcuni stralci, l’onorevole Binetti si racconta globalmente come medico, come politico e come persona, mettendo al centro del dialogo col proprio intervistatore un tema particolarmente interessante. I pregiudizi. «Succede molto spesso di essere vittima di un pregiudizio, soprattutto se si ha un ruolo pubblico. È chiaro che nessuno di noi, nemmeno io, possa piacere a tutti. Il mio obiettivo è un altro – sostiene l’on. Binetti – affermare nel modo più onesto possibile i principi in cui credo, proprio per il ruolo che ho. Rispetto profondamente i valori degli altri, accetto di confrontarmi con loro, so di essere molte volte in minoranza, ma non per questo voglio rinunciare a dire lealmente ciò che penso e ciò che credo».
E’ piuttosto singolare il destino toccato a Paola Binetti dal momento del suo ingresso nel centrosinistra: i cattolici del Pd l’hanno spesso isolata, ritenendola forse un ostacolo più che una risorsa della componente cristiana del partito; buona parte del Pd e dei suoi elettori la considerano esplicitamente un corpo estraneo, simbolo di quel cattolicesimo conservatore che tanto ha dilaniato il partito negli ultimi ultimi anni. Domanda da un milione di dollari: cosa ci fa Paola Binetti nel centrosinistra? «Credo che proprio perché ci sono sempre nuove forme di “povertà” emergenti, sia necessario intervenire su tutte le forme di discriminazione che si affacciano nel nostro panorama sociale, con un approccio chiaramente meritocratico che coinvolga donne, giovani e attualmente anche gli immigrati. […] Democrazia è anche offrire a tutti uguali opportunità per essere liberi di vivere. Questo può spiegare il perché della mia presenza in un partito di centro sinistra, anche se non sempre ne condivido scelte e posizioni in ambito bioetico e biopolitico».
In un questo quadro confuso e unico nel suo genere, finisce che della storia politica di Paola Binetti si ricordano diverse posizioni coincidenti con quelle del centrodestra sui temi etici ma solo alcune brevi dichiarazioni, peraltro sempre accompagnate da grandi polemiche. «L’omosessualità è una devianza della personalità», disse intervenendo in un programma televisivo. Un programma televisivo al quale oggi non parteciperebbe: «Reputo la mia presenza in quel contesto un incidente di percorso. Ci sono temi e problemi che non possono essere affrontati in una trasmissione di quel tipo, proprio per il rispetto dovuto a tante e tante persone».
Di rispetto delle persone si torna a parlare in chiusura d’intervista: «Rispetto profondamente i valori degli altri, accetto di confrontarmi con loro, so di essere molte volte in minoranza, ma non per questo voglio rinunciare a dire lealmente ciò che penso e ciò che credo». Senza essere – nemmeno lei – al riparo dai pregiudizi. Inevitabili. «Succede molto spesso di essere vittima di un pregiudizio, soprattutto se si ha un ruolo pubblico e le persone non hanno quel tipo di contatto diretto per cui ci si può spiegare personalmente, si possono chiarire le cose, precisarle meglio. Se uno se ne sta, per così dire, a casa propria e non si espone al confronto, difficilmente sarà vittima di pregiudizi». Vero e falso: diversi cittadini italiani sono vittima di pregiudizi anche nel chiuso delle loro case, ogni volta che viene usato l’argomento di una presunta diversità per inibire loro un diritto. «E’ necessario intervistare persone come l’onorevole Binetti – scrive l’interlocutore di Paola Binetti, Giovanni Molaschi, in apertura dell’intervista – per capire che dei pregiudizi siamo vittima tutti». Tutti uguali. Visto?