Tutti in ritiro
Ogni squadra di calcio che si rispetti inizia la sua stagione con un ritiro: chiusi in un albergo o in un centro sportivo, i calciatori si conoscono, si parlano, elaborano tattiche e strategie, si confrontano, cercano di amalgamarsi e diventare una squadra. Se non fosse che manca l’allenatore, la tre giorni dei giovani del Pd che prende inizio domani a Piombino assomiglia proprio a questo: un ritiro.
L’organico della squadra è numeroso e frastagliato. Ne fanno parte consiglieri comunali e regionali, parlamentari, sindaci e candidati sindaci, candidati all’europarlamento, giornalisti, dirigenti del partito, tutti in una fascia di età compresa tra i trenta e i quarantacinque anni, tutti considerati a loro modo delle giovani speranze del Partito Democratico. Qualche nome? Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd in Lombardia; Anna Paola Concia, Francesco Boccia e Sandro Gozi, parlamentari del Pd; Ivan Scalfarotto e Debora Serracchiani, candidati del Pd al Parlamento Europeo; Marta Meo, dell’esecutivo del Pd veneto; Federica Mogherini e Maurizio Martina, membri della segreteria nazionale del Pd; Matteo Renzi, candidato a sindaco di Firenze. E poi diversi altri amministratori e dirigenti locali, persone spesso lontane dalle luci dei media e provenienti dalle storie e dai percorsi più disparati. Tutti chiusi per tre giorni nella sala congressi di un hotel a Piombino, senza telecamere, senza slogan, senza comunicati stampa.
Un profilo basso scelto proprio per evidenziare la distanza di questo incontro dai classici eventi di campagna elettorale, ma che aveva preoccupato inizialmente i dirigenti del Pd di Piombino, sorpresi davanti una tale raduno di “belle speranze” della politica convocate nel comune toscano con tale riservatezza. Qualche mugugno, alcuni chiarimenti e poi la polemica è rientrata: la tre giorni di Piombino non è un evento pubblico bensì un vero e proprio ritiro, un seminario con un programma fitto di confronti aperti, sessioni tematiche e gruppi di lavoro. I temi al centro della discussione saranno quattro, tutti generalmente concentrati attorno al nodo dell’autonomia e l’apertura della politica: autonomia dalle religioni, autonomia dalle forze sociali, autonomia dalle forze economiche, autonomia dal sistema dell’informazione. Ci sarà spazio quindi per parlare a lungo di neutralità etica, laicità dello Stato e centralità dell’individuo; di economia di mercato e mobilità sociale, di regole e valori costituzionali, del rapporto tra politica, media e informazione. Della visione di un paese che non c’è.
«L’obiettivo finale dell’incontro – afferma Scalfarotto, tra i promotori dell’iniziativa – è mettere sul tavolo idee e proposte concrete che possano arricchire il Partito Democratico dandogli un profilo realmente alternativo e innovativo rispetto alle ricette del centrodestra e a quelle prodotte dal centrosinistra negli ultimi anni. Serve mettere insieme mondi e generazioni diverse, parlarsi, costruire un progetto attorno ad una nuova proposta culturale e politica». Di nuovo c’è sicuramente il format dell’iniziativa, che in piena campagna elettorale preferisce evitare le passerelle e puntare sul confronto aperto e sull’elaborazione di contenuti originali. Si guarda lontano, magari già al congresso, ma senza dimenticarsi dell’Europa, al centro della prossima competizione elettorale: «La dimensione europea e globale – prosegue Scalfarotto – è troppo rilevante per essere rinchiusa in una casella separata. Le proposte della politica devono essere concepite dentro una dimensione europea e globale». Il punto centrale è sempre lo stesso: la ricerca di una sintesi alta, il rifiuto dei compromessi al ribasso. La nuova classe dirigente del Pd dovrà dimostrare di essere in grado di arrivare a posizioni comuni pur provenendo da strade e percorsi diversi, indicando al partito e al paese una direzione chiara, una visione organica, una proposta nuova. Già a partire dal ritiro di Piombino.