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La legge giusta al momento sbagliato

E’ stato depositato in Senato un nuovo ennesimo disegno di legge su internet. Niente panico, però: stavolta sembra essere una buona legge. La proposta è stata presentata da due senatori del Pd, Luigi Vimercati e Vincenzo Vita, ed è stata scritta grazie alla consulenza di NNsquad, un gruppo formato da esperti di nuove tecnologie con l’obiettivo di difendere la neutralità della rete e «contribuire a mantenere Internet libera da irragionevoli restrizioni». Il risultato è un testo che entrando in vigore colmerebbe il gap che separa oggi la legislazione italiana da quella dei suoi partner europei e metterebbe il paese su un piano di assoluta avanguardia sul fronte della difesa della neutralità della rete, della lotta al digital divide e della diffusione del software libero.

Il contenuto della proposta
Suddivisa in tre parti, la legge (che è scaricabile sul sito Una legge per la rete) imporrebbe alle società da cui i cittadini acquistano il collegamento a internet – i provider – condizioni trasparenti nell’accesso e nell’erogazione dei servizi, «garantendo l’accesso alla rete con qualsiasi dispositivo e a condizioni di neutralità rispetto ai contenuti, ai servizi, alle applicazioni e agli apparati terminali»: così facendo si impedirebbe, ad esempio, il filtraggio, la riduzione  e l’interruzione delle prestazioni dei collegamenti internet per gli utenti che utilizzano programmi di file sharing. La legge impegnerebbe inoltre il governo a darsi un programma per lo sviluppo e la diffusione sul territorio di internet a banda larga, così da superare le carenze infrastrutturali che impediscono le piena parità di accesso alla rete da parte dei cittadini; la pubblica amministrazione sarebbe invece incentivata a dotarsi di software open source (cioè programmi disponibili gratuitamente e basati su protocolli e formati aperti) e utilizzare la rete per comunicare efficacemente coi cittadini. La parte finale della legge istituirebbe un «Piano per l’innovazione digitale» che punti a coordinare e definire le azioni, gli strumenti, le risorse e le misure da disporre per l’ammodernamento tecnologico del paese e la difesa del principio di neutralità della rete.

La neutralità della rete
Di cosa parliamo quando usiamo l’espressione «neutralità della rete»? Tim Berners-Lee, co-inventore del World Wide Web, risponderebbe che «vent’anni fa, gli inventori di Internet progettarono un’architettura semplice e generale. Qualunque computer poteva mandare pacchetti di dati a qualunque altro computer. La rete non guardava all’interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere e essere utile». Neutralità della rete vuol dire quindi separare il piano dell’infrastruttura – la rete internet, appunto – da quello dei suoi servizi e dei suoi contenuti: una rete neutrale è una rete in cui i provider forniscono lo stesso accesso ai contenuti, che permette a tutti gli utenti di collegarsi liberamente tra loro e a tutti i servizi. «Se mancasse la neutralità – si legge su Wikipedia – i provider potrebbero fornire il servizio di connessione ad internet favorendo alcuni contenuti del web rispetto ad altri». Sarebbe la fine di internet così come lo conosciamo; forse sarebbe la fine di internet e basta.

Cosa succede
Non si può dire che le altre proposte di legge oggi depositate in Parlamento siano ispirate alla difesa della neutralità della rete: la norma D’Alia, inserita nel pacchetto di sicurezza già approvato al Senato, imporrebbe infatti ai provider l’oscuramento globale di interi servizi, qualora si riscontrassero messaggi inopportuni o apologie di reato. Non bastasse quello che accade in Italia, poi, ci si mette pure l’Europa. Il 31 marzo il Parlamento Europeo dovrà esprimersi a proposito delle proposte di modifica a un pacchetto di norme sulle telecomunicazioni definito Pacchetto Telecom. Se approvati, questi emendamenti potrebbero autorizzare i provider ad applicare una serie di “sistemi di gestione del traffico”. Il risultato sarebbe una rete in cui l’utilizzo di alcuni siti internet o software sia privilegiato rispetto all’utilizzo di altri. Migliaia di persone si stanno mobilitando tentando di convincere gli europarlamentari a non votare queste norme, che avrebbero una inevitabile ricaduta sulle legislazioni dei paesi comunitari. Se una proposta di legge come quella dei senatori Vita e Vimercati fosse stata presentata e approvata lungo la passata legislatura, forse l’Italia potrebbe dirsi al riparo dall’entrata in vigore di misure così illiberali e restrittive.

(per l’Unità)