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I tre ingredienti

Quali sono gli ingredienti fondamentali di ogni campagna elettorale? I candidati, il programma, la campagna di comunicazione. A dieci settimane – più o meno – dalla data delle elezioni europee, le tre cose nel Pd sono ancora in alto mare: negli ultimi giorni però sono successe diverse cose, e oggi appaiono un po’ più chiari gli scenari delle settimane a venire, nonché la strategia del Pd in vista delle elezioni.

Cominciamo dai candidati. Durante la riunione della Direzione Nazionale di lunedì scorso è stato approvato un regolamento per le candidature che mette per iscritto i principi già annunciati da Franceschini riguardo la decisione di non usare candidati prestanome per attirare preferenze, come invece farà il Pdl. Nel regolamento però c’è molto di più, soprattutto l’impegno a candidare persone che restino in carica fino alla scadenza del proprio mandato e quello a non candidare persone che ricoprono oggi gli incarichi di sindaco, presidente di provincia o regione. Inoltre, si stabiliscono i criteri per la scelta dei candidati: consultazioni larghe a livello provinciale e regionale, indicazioni da far pervenire alla segreteria organizzativa del partito entro il 7 aprile, indicazione da parte di Franceschini dei capilista e di un certo numero di personalità celebri che siano lustro alle liste, revisione generale a opera della segreteria nazionale e dei segretari regionali, passaggio in direzione nazionale per l’approvazione finale delle liste, che dovrebbero essere così chiuse ufficialmente il 21 aprile. Le decisioni di lunedì sbarrano la strada ad alcuni mormorii che circolavano da giorni riguardo le possibili candidature di Antonio Bassolino, oggi presidente della Campania, e Claudio Martini, suo omologo toscano; qualcuno parla addirittura di mugugni anche da parte di Mercedes Bresso, presidente del Piemonte. Rimangono però ancora aperte le partite riguardo altre tre candidati particolarmente ingombranti. Il primo di questi è Sergio Cofferati, che avrebbe messo da parte le questioni familiari e che varie indiscrezioni vorrebbero particolarmente interessato a un seggio a Strasburgo, spinto anche da un Pd genovese che soffre la sua popolarità e la sua influenza. Il secondo è Leonardo Domenici, in uscita dal comune di Firenze e dall’Anci e in attesa di essere “ricollocato”. Il terzo è Goffredo Bettini, eminenza grigia del Pd romano e responsabile dell’iniziativa politica del Pd, al quale sarà dura togliere il posto da capolista del partito nel Lazio.

Secondo ingrediente: la piattaforma programmatica. Il programma alle europee del 2004 della coalizione Uniti nell’Ulivo fu scritto da Giuliano Amato, oggi presidente della Treccani; quello delle ultime politiche, invece, si dice porti la firma del senatore Andrea Ranieri. Il programma del Pd in vista delle prossime elezioni europee deve ancora vedere la luce, e sarà probabilmente lanciato in occasione della conferenza programmatica inizialmente fissata per i primi giorni di marzo e poi rinviata da Walter Veltroni al terzo weekend di aprile. Parliamo di quella conferenza programmatica la cui organizzazione fu consegnata da Veltroni nelle mani del suo allora rivale Massimo D’Alema, in una delle tante mosse dell’infinita battaglia tra i due leader: probabilmente però l’occasione finirà rivelarsi più una kermesse elettorale che un momento di elaborazione programmatica, e per questo D’Alema potrebbe presto rimettere nelle mani di Franceschini il mandato affidatogli dal suo predecessore.

Terzo punto: la comunicazione. Dario Franceschini ha tracciato la linea durante il suo intervento all’assemblea dei circoli di sabato scorso. Ferma restando la strategia veltroniana di slittamento a sinistra per recuperare i delusi e il tentativo di continuare a dettare l’agenda mettendo le proprie proposte tra le ruote del governo, tutta la propaganda del Pd sarà incentrata sulle candidature fasulle che il partito di Berlusconi è pronto a mettere in campo, inserendo nelle sue liste candidati ineleggibili. Il Pd cercherà poi di parlare il più possibile di Europa e il meno possibile d’Italia, e anche per questo il simbolo del Pd potrebbe essere leggermente rivisitato. Da qualche giorno nella sezione Materiali del sito ufficiale del partito è possibile scaricare un simbolo particolare, che ha tutta l’aria di anticipare la campagna di comunicazione delle europee. Il logo del Pd è affiancato dalle stelle della bandiera europea e lo slogan recita su sfondo blu-comunitario: «Europei, da sempre». Un claim piuttosto deboluccio, ma c’è tempo per fare di meglio.

(per Giornalettismo)