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Dieci anni fa

Quei bombardamenti suscitarono scandalo e alimentarono altre polemiche nella sinistra…
«Uno scandalo assolutamente motivato, per il modo in cui quei bombardamenti si sono svolti, ma immotivato se rapportato all’inerzia o addirittura alla complicità con quello, di enormemente più tragico e sanguinoso, che era successo per anni in Bosnia. Di nuovo funzionò un approccio politico-ideologico filoserbo. che faceva spavento, sulla base del quale si continuava a considerare la Serbia come un bastione antifascista, di sinistra, all’interno di una Jugoslavia sciovinista, nazionalista. Il nazicomunismo di Milosevic era visto come una prosecuzione della resistenza jugoslava, titoista…E anche le cifre delle vittime dei bombardamenti: certamente terrificanti ma al tempo stesso incomparabili con quelle della Bosnia, della prima fase della guerra in Croazia, centinaia di migliaia di vittime… Ma una guerra aerea – che si vuole fatta di bombe intelligenti, di genialità militare, di perfezione tecnologica – che colpisce fabbriche, ponti, la sede della televisione provocando morti e feriti, come quella che colpì la Serbia, resta comunque una macchia indelebile. Queste guerre “dall’alto” sono inique anche per un’altra ragione: se tu rimani sul terreno vuol dire che metti a repentaglio le tue vite, ma se continui a ragionare secondo la distinzione fra le tue vite e quelle degli altri, e le tue valgono e quelle degli altri no, compresi civili inermi, donne, bambini, tu non sei qualcuno che si accredita in nome del diritto e della difesa di vittime innocenti, ma sei semplicemente uno che continua a usare due bilance nel valutare le vite umane e il loro peso».

Adriano Sofri intervistato dall’Unità, dieci anni dopo l’inizio della guerra in Kosovo