Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

Non è una bufala

Il nome della categoria di questo post probabilmente non rende onore al suo argomento, ma quello è il calderone in cui si parla della roba da mangiare e quindi c’è poco da fare: per la serie Schifezze oggi parliamo di mozzarella di bufala.

La mozzarella di bufala per me è una scoperta relativamente recente. Quando vivevo a Catania – non so per quale assurdo motivo, penso per una questione di trasporti – la mozzarella di bufala che mi capitava di mangiare non era mai particolarmente buona. Cioè: un po’ più buona della mozzarella normale, ma tutto sommato niente di speciale. Arrivato a Roma, ormai due anni fa, iniziai a comprarla al supermercato e notai subito una differenza abissale, tanto da diventarne dipendente nel giro di poche settimane. Non date retta ai miscredenti che vi tagliano la mozzarella di bufala a fettine o addirittura ci mettono accanto il pomodoro: la mozzarella di bufala va mangiata rigorosamente da sola, meglio se a morsi, così che il latte che sprizza fuori vi rimanga in bocca e non vada sprecato nel piatto. Capisco che in determinate situazioni la buona creanza vi impedisca di afferrare la mozzarella con le mani e correre il rischio di sbrodolarvi, però sappiate cosa vi perdete. Sulla temperatura invece sono abbastanza aperto: chi fa la mozzarella sostiene che vada mangiata rigorosamente a temperatura ambiente, oppure addirittura dopo essere stata immersa in acqua bollente; secondo me è molto buona anche tirata fuori dal frigo.

Comunque, tutto questo premessone per raccontarvi che venerdì sera ho letto della Bufala Fest ad Amaseno, un paesino in provincia di Frosinone, e ieri ho passato lì quasi tutto il giorno (esclusa una sfiancante vicenda mattiniera alle prese con cellulari scarichi, caricabatterie rimasti a casa, accendisigari rotti, wi-fi che vanno e vengono, lavori da consegnare, eccetera). Il posto è veramente incantevole e sarebbe da andare a vedere anche se non fosse in qualche modo il regno della mozzarella di bufala. Siccome lo è, poi, così come lo è il resto della Ciociaria, avete una ragione in più: la mozzarella di bufala artigianale è dieci volte più buona di quella che trovate al supermercato, che a sua volta è dieci volte più buona di quella che mangiavo a Catania. Pranzo in un ristorante dal nome piuttosto scontato – la Ciociara – con menu tematico: antipasto di salumi e mozzarella di bufala, bis di primi al ragù di bufala (fettuccine e gnocchi), bufalina arrosto con patate, capretto, vari dolci alla ricotta di bufala, acqua e vino in abbondanza, caffè, il tutto buonissimo e a un prezzo veramente ridicolo (venti euro a persona). Sono seguite un’oretta di necessario relax a leggere i giornali in piazza, mentre gli abitanti del luogo si cimentavano nel lancio di una forma di parmigiano reggiano da 30 chilogrammi, un altro assaggio di mozzarella di bufala, alcuni acquisti locali (fra cui tre mozzarellone giganti a dieci euro; al supermercato una sola di quelle dimensioni ne costa almeno sei, e non è così buona). Amaseno dista da Roma più o meno un’ora e mezza: se vivete nella Capitale e avete la macchina – coi mezzi pubblici è un po’ un macello – vale la pena farci un salto.