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Only the brave

Ultima cosa, poi vado a dormire sul serio. I più accaniti sostenitori di una segreteria Bersani sostengono che la sua mancata candidatura non abbia niente a che vedere col prevedibile tracollo delle europee bensì col desiderio di Bersani di rappresentare con la sua elezione un cambio sostanziale di linea politica: Bersani desidererebbe per questo che la decisione passi per una fase di tipo congressuale e ora non si potrebbe fare una discussione seria e concreta sul partito. Ora, a parte che il tempo non è infinito ma c’è, a parte che lo statuto del Pd non prevede alcun congresso, se non quella convenzione nazionale che è poco più di una kermesse da cui lanciare i candidati delle primarie, il problema è la riduzione del danno, a cui tutte le persone responsabili e di buon senso dovrebbero tendere. Chiunque voglia fare il leader di questo partito e si senta abile a farlo non dovrebbe in alcun modo essere scriteriato al punto da lasciare che la macchina si schianti contro il muro, per poter poi però fare una discussione congressuale approfondita a proposito di una macchina distrutta. Dei due mali – la distruzione del partito e la discussione congressuale frettolosa – mi sembra evidente quale sia il peggiore. A Pierluigi Bersani non deve apparire così evidente, dato ha preferito rischiare di fare tanto male al partito pur di non rischiare di farsi un po’ male lui.