Gaza o non Gaza/2
Vi ricorderete della storia dei reportage di Repubblica da Gaza durante la guerra. Io ne scrissi qui e pubblicai poi la replica di Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera. Mi scrive Guido Rampoldi, inviato di Repubblica, autore dei reportage oggetto della discussione:
Giorni fa è giunta a Repubblica una mail da una Paola, probabilmente la stessa Paola che scrive qui sopra, giacchè la tesi era identica, e cioè che io sarei un truffatore da licenziare. Cliccando sull’indirizzo della mail risultava che la Paola in questione era Paola Radaelli, omonima, oibò, della Paola Radaelli che risulta, vedi Google, moglie di questo Cremonesi. Resto in attesa di sapere cosa ne pensino genitori, suoceri, cognati del suddetto Cremonesi, con la preghiera di aggiungere al loro nome di battesimo almeno il grado di parentela. Peraltro è facilissimo accertare come stanno le cose, e chi sono gli imbroglioni, giacchè la corrispondenza in questione è stata a lungo, e forse è tuttora nella ‘ghiacciaia’ di Repubblica, dove si può controllare se, quando è arrivata, era tagata Gaza oppure ‘Rafah (Striscia di Gaza)’.
Guido Rampoldi
Rampoldi scrive che è facilissimo capire «chi sono gli imbroglioni». Mi sembra di capire – a giudicare dall’ultima frase – che i reportage di Rampoldi fossero correttamente datati e sia stata Repubblica a mettere l’erroneo e ingannevole «Gaza» in apertura dei suoi pezzi. Se questa è la verità, credo che Repubblica non abbia reso un ottimo servizio al giornalismo. Appurato che Rampoldi non c’entra nulla (bene), credo che debba arrabbiarsi molto di più con chi ha manomesso i suoi articoli, mettendo così a rischio la vita di un suo collega, piuttosto che con la comprensibilmente irritata moglie del suo collega, ammesso che sia lei la Paola in questione.
Aggiornamento – la risposta di Lorenzo Cremonesi:
Il problema di cui parliamo è il falso apparso a firma Rampoldi, e non solo nel finto luogo da cui è fatto il reportage (e non è solo un giorno), ma anche a leggere in particolare il pezzo del 16 gennaio si notano riferimenti come se il giornalista fosse a Gaza city.
Ogni altro argomento è per nascondere la realtà, pretestuoso, manovra da furbetti. Sabbia negli occhi. Replico ancora una volta per difendere il nostro lavoro, il giornalismo italiano, lo sforzo di chi si impegna e rischia. La mia non è una questione personale. Rampoldi è sempre stato un amico e un bravo collega. Ma occorre che i falsi giornalistici finiscano. Trovo dovere di ogni giornalista denunciarli e vigiliare perchè non avvengano, nel rispetto del nostro lavoro, del pubblico e della democrazia. Un giornalismo pulito è garanzia di democrazia pulita. Bene che Repubblica abbia almeno scritto due righe di correzione, la prossima volta ci penseranno sopra prima di commettere lo stesso “errore”. Grazie.
Lorenzo Cremonesi