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When you open a school door, that’s the first step to closing a prison*

In Texas c’è una struttura che si chiama Gainesville State School. Palestre, professori, camere, aule, lezioni, computer. Sarebbe identico a un college vero se non fosse che l’area del campus è circondata da alte barriere con filo spinato e gli studenti – tutti adolescenti, quasi tutti neri – sono ragazzi condannati per reati che vanno dallo spaccio di droga alla rapina a mano armata. A Gainesville hanno pure una squadra di football – i Tornadoes – e, dice il loro allenatore, proprio lo sport è una delle leve più potenti per la rieducazione e il recupero di questi ragazzi.

I Tornadoes giocano in un torneo giovanile di football: si divertono, stanno a metà classifica, ma non c’è mai nessuno che tifi per loro durante le partite. Non ci sono le cheerleader, non ci sono tifosi, non ci sono amici, in tribuna non ci sono nemmeno i loro genitori. Gli amici li hanno persi o stanno per strada, le loro famiglie li hanno abbandonati o rinnegati e in ogni caso di certo non si fanno vedere alle loro partite: chi volete che tifi mai per una squadra di carcerati?

A un certo punto i Tornadoes devono giocare una gara di campionato contro i Grapevine Faith e l’allenatore dei Grapevine – Kris Hogan – scrive un’email ai genitori dei suoi ragazzi e ai tifosi della sua squadra. La richiesta contenuta nell’email era un po’ strana: a qualcuno di voi andrebbe di tifare per l’altra squadra? Il resto non ve lo dico: potete scoprirlo guardando il video alla fine del post e poi leggendo qui.

Ho ripensato a quello che diceva qualche giorno fa Giovanni riguardo un bellissimo un video sui matrimoni gay in California: ecco, mi sembra che questa storia e questo video valgano meglio di qualsiasi ragionamento sulla funzione rieducativa della pena e sulla necessità di trovare una soluzione non solo al problema del sovraffollamento delle carceri, quanto al problema della loro stessa esistenza. In Italia c’è particolarmente bisogno di storie così, di questi tempi.

*la frase nel titolo è di Victor Hugo