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Tu chiamale, se vuoi, elezioni

Come dicevamo, ieri si è votato in Svizzera, in Turkmenistan e in Liechtenstein.

L’oggetto del voto svizzero era il referendum sul rinnovo degli accordi con l’Ue riguardo la libertà di circolazione delle persone e delle merci, e la loro estensione ai cittadini di Bulgaria e Romania. Hanno vinto i sì, quindi i favorevoli al rinnovo dell’accordo, con un confortante 59,6%. Il fronte del no, composto per lo più dai partiti di estrema destra ed estrema sinistra nonché dal Svp, partito di centrodestra vincitore delle ultime elezioni, ha preso il 40%. Non stupisce, purtroppo, il fatto che il canton Ticino (quello italiano) abbia votato a grande maggioranza per il no mentre i cantoni tedeschi e francesi sono stati per lo più a favore del sì. L’affluenza ha sfiorato il 51% e non è affatto male, considerato che alle ultime elezioni politiche votò il 48.9% dei cittadini svizzeri. In conseguenza della vittoria del sì i verdi e i socialdemocratici hanno rilanciato le loro proposte per far entrare la Svizzera nell’Ue.

Si votava anche per il rinnovo del piccolo parlamento del Liechtenstein, che ha venticinque seggi e vedeva fino a ieri i due partiti di conservatori a spartirsi 23 posti e il partito di sinistra Free List a consolarsi con gli altri due. Dopo il voto di domenica, il partito di sinistra – il cui leader non si chiama Walter Veltroni – ha persino perso un seggio: ora stanno 24 a 1. Come se non fosse già abbastanza, dei due partiti conservatori quello un po’ più liberale ha ceduto diversi voti a quello più nazionalista. Per fortuna è il Liechtenstein! I votanti sono stati quasi duecentomila, più o meno l’84% dell’elettorato.

Per finire, ieri si è votato per il terzo round delle elezioni parlamentari in Turkmenistan. I risultati si sapranno solo tra pochi giorni, anche se comunque non dovrebbero inficiare più di tanto l’equilibrio ottenuto nei primi due round. Gli osservatori hanno dato finora pareri piuttosto positivi.

Domani invece si vota in Israele, e il-nostro-inviato Giovanni Fontana mi ha risparmiato la fatica di farvi un riassuntino: leggete qui, ne riparliamo nei prossimi giorni.

Rettifica, ore 18,30: Enzo nei commenti mi fa notare una svista non da poco. In Turkmenistan si vota per modo dire: morto un presidente a vita se ne eleggerà un altro, ed esiste di fatto un solo partito. Una dittatura, insomma, sebbene la nuova costituzione approvata alla fine del 2008 abbia fatto compiere al paese qualche timido passo verso l’espansione delle libertà.