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La guerra infinita

Il 30 gennaio in Somalia si è eletto il capo dello stato di uno stato che non c’è. La Somalia versa in una situazione drammatica ormai da decenni e farne un riassunto è praticamente impossibile: su Wikipedia si trova un riepilogo da cui poter cominciare.

L’elezione indiretta del capo dello stato era stata più volte rinviata a seguito della situazione instabile nel paese e si era resa necessaria dopo delle dimissioni di Abdullahi Yusuf Ahmed, ex-signore della guerra, ufficialmente presidente di transizione ma in realtà in carica fin dal 2004. Durante gli ultimi mesi del 2008 Yusuf era entrato più volte in conflitto col governo del primo ministro Nur Hassan Hussein, accusandolo di corruzione e inefficienza; poi alla fine del 2008 ha rassegnato le dimissioni, accusando la comunità internazionale per il mancato supporto al suo governo nel conflitto tra i signori della guerra e le Corti Islamiche. I candidati alla presidenza erano quattordici ma alla fine se la sono giocata in tre: il primo ministro Nur Hassan Hussein; Maslah Mohamed Siad, militare e figlio del dittatore Siad Barre; Sharif Ahmed, presidente delle Corti Islamiche. Ha vinto quest’ultimo dopo diversi scrutini: è un cosiddetto “islamico moderato” e in tanti sperano possa fare qualcosa per unire il paese e dargli una qualche speranza.