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Alì Presidente

Mi ero dimenticato di scriverne, me l’ha ricordato Rachele. La notte tra venerdì e sabato a Caracas si è verificata quella che i giornali hanno definito – con la loro solita morigeratezza – “un’altra notte dei cristalli”:

Alle 22 un gruppo di almeno quindici uomini armati, a volto scoperto, è arrivato alla sinagoga Tiferet, la più antica di Caracas, ha sfondato i portoni, ammanettato le guardie ed è penetrato nella sala di preghiera dissacrandola: i rotoli della Torà (il Pentateuco) sono stati gettati in terra, gli arredi e i libri sacri strappati, i tallit (scialli di preghiera) usati per pulirsi le scarpe, urinandoci sopra. Lo scempio è durato fino alle 3 del mattino, quando il blitz si è concluso con il furto degli archivi – gli indirizzi degli iscritti – e l’uso di pennarelli rossi per disegnare immagini del Diavolo e lasciare scritte come «Morte a tutti», «Maledetti ebrei» e «Israele assassina».

Chávez ha condannato l’episodio, ma il fatto che le devastazioni siano durate dalle 22 alle 3 del mattino senza che nessuno sia intervenuto la dice lunga sul grado di complicità che simili aggressioni trovano nel governo venezuelano, che poi è lo stesso che offrì Caracas alla Lega Araba per le sue riunioni