Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

Per una volta che non fanno il trenino

In Inghilterra si parla da qualche giorno di calcio e politica. Se ne parla non per colpa dei tifosi di estrema destra, dei cori razzisti, degli assalti alle forze dell’ordine, dei saluti romani o dei pugni chiusi, bensì a causa di quel che hanno fatto due giocatori del Chelsea durante la partita di mercoledì scorso contro il Middlesbrough. Durante la gara, vinta dal Chelsea per 2 a 0, il calciatore ivoriano Salomon Kalou ha messo a segno una doppietta e dopo ogni rete ha esultato – insieme al suo connazionale Didier Drogba e ad altri compagni – mostrando i polsi incrociati, come nel gesto di chi è ammanettato.

Il gesto è stato associato immediatamente alla storia di un loro connazionale ivoriano, Antoine Assale Tiemoko. Capo di una Ong operante in Costa d’Avorio, Tiemoko scrisse poco più di un anno fa un racconto di fantasia a proposito di un paese africano di sua invenzione – la Mastodon Coast – che somigliava molto alla Costa d’Avorio, e i nomi dei personaggi del racconto erano anagrammi dei nomi dei politici locali. Il racconto fu pubblicato su un quotidiano locale: si intitolava “Justice, criminal and corruption” e narrava di un paese messo in ginocchio dalla corruzione, accusando direttamente il ministro della giustizia, la procura di stato e un ampio numero di giudici. Accuse più che fondate, considerato che la Costa d’Avorio è uno degli stati col più alto livello di corruzione al mondo. A proposito del sistema giudiziario, poi, la stessa Onu – prima che Tiemoko scrivesse il suo articolo – aveva diffuso un rapporto in cui si dava conto di un livello di corruzione talmente elevato “che le persone credono, sebbene fortunatamente in alcuni casi non sia ancora così, che sia impossibile avere una sentenza favorevole senza spendere molti soldi in tangenti”. Il rapporto dell’Onu parlava inoltre dell’esistenza di una vera e propria nuova professione, quella di “margouillat”: gli intermediari addetti al trasferimento illecito di denaro tra cittadini, avvocati e giudici.

Tiemoko venne arrestato a seguito della scrittura di quell’articolo, fu condannato a un anno di prigione ed è stato da poco rilasciato. Il gesto dei calciatori del Chelsea, quindi, sarebbe un modo come un altro – importante, considerata la popolarità e la visibilità di cui godono in patria i campioni che giocano in Europa – per spingere l’opinione pubblica europea e ivoriana ad interessarsi del caso. Ci sarebbe da essere contenti, una volta tanto, se non fosse che ora Kalou e Drogba rischiano di essere multati e squalificati dalla federazione calcistica inglese, che proibisce esultanze a sfondo politico. Il tutto in barba allo sport come mezzo per rendere il mondo migliore, eccetera. E non finisce qui: la stessa società del Chelsea, invece di congratularsi coi suoi giocatori cercando di vincere una giusta battaglia e creare un buon precedente, si sta facendo in quattro per convincere la giustizia sportiva che il gesto dei due non avesse niente a che vedere con Tiemoko, bensì col logo della casa discografica del loro cantante preferito. Forse la Fifa o l’Uefa dovrebbero intervenire, sancendo una volta per tutte un principio basilare: la protesta contro la carcerazione di chi si macchia di un reato d’opinione non ha niente a che fare con la politica. Ha a che fare con la libertà.