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Targhette e guinzagli

La storia la racconta Dagospia e in sintesi è questa: sarebbero sparite le targhette davanti la sede nazionale del Pd, in via S. Andrea delle Fratte, a Roma. Di quali targhette parliamo? Perché sono sparite? Chi le ha tolte? Piano, piano.

Tutto inizia con la nascita del Partito Democratico, quando Ds e Margherita decidono di trasferire i loro beni immobiliari e patrimoniali in fondazioni appositamente create e di lasciare che i dipendenti dei due apparati non confluiscano nella struttura del Partito Democratico. Decisione che dà quindi vita a un nuovo partito – il Pd, appunto – che parte materialmente da zero, esclusi i contributi versati dagli elettori durante le primarie, e a due partiti fantasma, i Ds e la Margherita. Due partiti che non si candidano alle elezioni ma che hanno ancora soldi, sedi, dipendenti, segretari e rimborsi elettorali. Due partiti che ci sono e non ci sono, mentre il nuovo partito muove faticosamente i suoi primi passi. Chiaramente il più delle volte le attuali sedi del Pd corrispondono alle vecchie sedi di Ds e Margherita, e a tal proposito vi ricorderete della polemica di qualche settimana fa tra Pierluigi Mantini e Piero Fassino riguardo la possibilità che da qualche parte si verifichi addirittura la circostanza del Pd che paga l’affitto ai Ds o alla Margherita. Una di queste sedi condivise è nientemeno che la sede nazionale del Pd (non il loft, che è un po’ il quartiere generale veltroniano), sita in via di S. Andrea delle Fratte 16 e che fino alla nascita del Pd era la sede nazionale della Margherita.

Facciamo un passo indietro. Qualche mese fa Alessandro Gilioli raccontava di come telefonando alla sede nazionale del Pd il centralino avesse uno jingle piuttosto equivoco – “Democrazia e Libertà – la Margherita: i nostri operatori sono tutti occupati, pazientate un attimo” – e il sottoscritto aveva notato che telefonando alla sede del Pd i centralinisti si presentassero come “Sara, della Margherita“. Allo stesso modo, alla sede nazionale dei Ds i centralinisti continuavano a rispondere senza problemi a nome dei Democratici di Sinistra. Ancora, sicuramente non vi sarete già dimenticati di quando di recente, in pieno dibattito sulla collocazione europea del Pd, Piero Fassino firmò il manifesto del Pse a nome dei Ds, costringendo in fretta e in furia Francesco Rutelli a prendere un aereo e fare lo stesso col manifesto dell’Alde.

Fin qui siamo alle curiosità divertenti, al folclore, agli inevitabili effetti collaterali della fusione tra due mastodontici apparati politici. Ma non è tutto qui, purtroppo. Da tempo infatti si sono intensificate le voci che vorrebbero un Pd a rischio scissione in caso di pessimo risultato alle europee: si dice che interi pezzi di partito siano pronti a lasciare la casa dei democratici per realizzare il grande centro di Casini (sic) o la grande sinistra di Fava e Vendola (ri-sic). Sinceramente, benché non ci sentiamo minimamente di porre limiti agli effetti dela smania di sopravvivenza e al distacco dalla realtà di alcuni dirigenti del Pd, ci sembra che gli affezionati al progetto del grande partito riformista possano stare piuttosto tranquilli: non c’è nessuna marcia indietro l’angolo, nemmeno in presenza di quella grave sconfitta che aggraverebbe la situazione del centrosinistra, piuttosto che risolverla. Sì, il Pd rischia di prendere una sonora scoppola tra amministrative ed europee, ma la scissione non è dietro l’angolo ed esistono infiniti motivi per muovere a più miti consigli i nostalgici e gli insofferenti di ogni dove.

Torniamo alla nostra targhetta, quindi. Sarebbe successo che lo stesso Veltroni abbia dato mandato a Mauro Agostini, tesoriere del Pd, di rimuovere la targa della Margherita che stava ancora appesa sulla porta della sede nazionale del Pd. Non potendo rimuovere solo la targa della Margherita, in virtù degli uffici che i Dl occupano ancora nell’intero terzo piano del palazzo, il povero Agostini dovrebbe aver disposto che si eliminassero entrambe le targhe, quella del Pd e quella della Margherita. Fatto sta che questa mattina (tre giorni fa, ndr) mancava sia la targa del Pd che quella dei Dl, e nei locali del Pd qualcuno ha alzato la voce. Si tratta solo di un paio di targhette di plastica su un muro, ma raramente i fatti e le circostanze nascondono metafore azzeccate ed efficaci come questa, che racconta di un Pd schiacciato e cancellato dagli egoismi e le faide di due classi dirigenti che hanno avuto il grande merito di inventarsi il Partito Democratico e il grande demerito di ucciderlo sotto i colpi della loro lotta per la sopravvivenza.

Ieri una mano ignota ha riposizionato una nuova targa della Margherita, mentre non si sa ancora chi è in possesso della targa della Margherita e di quella del Pd originariamente poste sul portone di via di S. Andrea delle Fratte. Ci sarebbe da ridere, o da piangere: fate voi.

(per Giornalettismo)