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Gaza o non Gaza

Durante la guerra a Gaza gli articoli di Repubblica provenienti dalla striscia erano avvolti da un alone di mistero. Sebbene la stessa striscia fosse ufficialmente chiusa ai giornalisti e sebbene il corrispondente del Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi scrivesse i suoi articoli da Khan Younis (città al confine con l’Egitto, dentro la striscia ma piuttosto lontana dalla città di Gaza), gli articoli del corrispondente di Repubblica Guido Rampoldi risultavano scritti da Gaza. In parecchi si chiedevano cosa volesse dire quel “Gaza” che apriva ogni pezzo: la striscia in generale o la città assediata e impossibile da raggiungere? Rampoldi era realmente nell’epicentro della guerra o Repubblica stava usando un escamotage approfittando di una sottigliezza geografica per rendere più affascinanti i suoi reportage? L’interrogativo è rimasto in sospeso per giorni, specialmente su questo blog di feticisti di Repubblica, anche perché negli stessi giorni si parlava di Cremonesi, l’inviato del Corriere, come “unico giornalista italiano a Gaza”. Ancora, mentre Cremonesi continuava a precisare il luogo da cui scriveva (il suo pezzo del 19 gennaio è scritto da Bet Layiha, Gaza settentrionale), i pezzi di Rampoldi continuano genericamente a portare la scritta “Gaza”. A un certo punto, però, succede che Rampoldi scrive due pezzi e li data “Rafah”, che è dentro la striscia di Gaza ma al confine con l’Egitto. Se questo è il criterio – uno pensa – allora i pezzi firmati genericamente da Gaza erano stati certamente scritti nella città di Gaza, no? No, perché Repubblica ieri si decide finalmente a fare chiarezza e pubblica queste due righe, nella pagina delle lettere:

Le corrispondenze di Guido Rampoldi del 15 e del 16 gennaio, per un errore, erano datate “Gaza” invece di “Rafah (Striscia di Gaza)”. Ce ne scusiamo con l’autore e i lettori.

Per la cronaca, il tormentone durò per più di quei soli due giorni, ma meglio di niente.