In Bolivia vincono i sì
Il 25 gennaio la Bolivia è stata chiamata al voto su due quesiti referendari, entrambi proposti dal governo di Evo Morales. Il primo quesito aveva come argomento la proprietà terriera, e chiedeva ai boliviani il consenso ad abbassare da 10.000 a 5.000 ettari la quantità di terreno che può essere posseduta da una persona. Il secondo quesito era ben più controverso e chiedeva ai boliviani di approvare e ratificare una nuova carta costituzionale. Alla fine il sì ha vinto su entrambi quesiti con il 60%: nonostante lo stesso Morales aveva detto di aspettarsi un consenso ben più corposo, questo risultato è certamente una sua vittoria. E’ una sua vittoria perché rafforza l’assetto socialista dello stato: la nuova costituzione nazionalizza le risorse naturali del paese, mette un argine alle istanze autonomiste delle regioni più industrializzate (dove infatti ha vinto il no, confermando così l’ostilità nei confronti al governo centrale di Morales) e riforma i meccanismi di elezione del primo ministro e formazione del governo, permettendo allo stesso Morales di potere rimanere in carica potenzialmente per altri due mandati.
Infine, una curiosità per gli amanti dei quiz geografici: la nuova costituzione sposta la capitale della Bolivia da La Paz a Sucre, sebbene gli uffici rimangano lì dove sono adesso (potere giudiziario a Sucre, potere esecutivo e legislativo a La Paz).