The day that would never come
Alla fine W. non mi è dispiaciuto: è molto caricaturale – persino troppo, in determinate scene – ma tutto sommato mi sembra racconti un George W. Bush un po’ diverso da quello che i mainstream media hanno raccontato in questi otto anni. Ci sarebbe da parlarne per ore e questo non è il momento migliore, né per me (sono in un internet point) né per la storia. Sono convinto che col passare degli anni la presidenza Bush sarà rivalutata e riconsiderata, specie per il suo secondo mandato e le idee che hanno guidato la sua politica estera. Di errori ne ha fatti a bizzeffe, primo fra tutti l’essersi affidato ad alcune persone che hanno molto danneggiato il suo operato. Per non parlare della disastrosa performance in alcune circostanze fondamentali, come Katrina. Ma Bush non è il peggiore presidente americano di tutti i tempi e se lo è, beh, allora abbiamo un motivo in più per invidiare l’America.
P.S.: Scusate per gli apostrofi al posto delle lettere accentate: mi trovo a Londra e, come ho detto prima, scrivo da un internet point. Ho appena finito un pranzo a base di schifezze con un lettore del blog che vive a Londra e mi scrisse un commento al post su McDonald’s e Burger King: siamo andati a lasciare il fegato a Camden. Ora mi sposto da Marco: vado a vedere la storia.