Idrovore e calamari
Io mangio tanto. Non sono ossessionato dal cibo, posso saltare un pasto senza drammi, mangio un piatto di pasta e sono a posto. Ma quando decido di dare fondo al mio appetito, spesso è come se quel fondo non arrivasse mai. E quando arriva, basta fermarsi un’oretta per poi ricominciare. Molto spesso chi mi vede mangiare in determinate situazioni si è chiesto come faccia a mangiare così tanto (e così male) ed essere così magro. Nonostante questa particolare inclinazione, però, non mi era mai capitato di andare a mangiare in un posto e scoprire prima di andare via che i dipendenti del locale avevano scommesso tra loro sul fatto che io e chi stava con me riuscissimo o no a finire tutte le cose che avevamo ordinato. Ora, non ho mai pubblicato su questo blog recensioni o commenti sui posti in cui mi capita di mangiare, ma stavolta faccio un’eccezione, ché tanto ormai lo avrete capito che mi nutro principalmente di schifezze. Stasera sono stato dal Re Calamaro, che ho scoperto poi essere una catena presente in diverse città italiane: si tratta in sostanza di un elegante take away a base di fritti, esclusivamente di pesce o vegetali, serviti in comodi coni di cartone. In due, abbiamo preso: due coni grandi (ma grandi grandi) con gamberetti e calamari, due coni grandi (ma grandi grandi) di patatine, un cono piccolo ancora di gamberetti e un altro cono piccolo di totani. Poi, quando avevamo quasi finito di mangiare, ci hanno portato un cono di palline di crema pasticciera fritte, omaggio della casa: una vera delizia. Se vi piacciono i fritti (c’era anche altra roba), fateci un salto: a Roma è in piazza delle Vaschette, a Prati. I ragazzi del locale sono estremamente cortesi e simpatici, il posto è bello e pulito, ci sono tre cestini diversi per gettare il cartone separatamente dalla plastica delle bottiglie e dai rifiuti organici. A un certo punto è entrato un barbone un po’ ubriaco e il ragazzo che stava alla cassa gli ha parlato in modo molto amichevole e poi gli ha dato un po’ di cose da mangiare, gratis. Può sembrare una piccola cosa ma a Roma quando un barbone o una zingara entrano in un locale rapidamente la sicurezza o i commessi li accompagnano fuori, spesso prima ancora che gli ospiti indesiderati aprano bocca, prima ancora che abbiano iniziato a disturbare qualcuno. Le cose erano tutte così perfette che a un certo punto abbiamo pensato che la scena del barbone fosse finta, e magari da un momento all’altro sarebbe saltato dentro qualcuno che aveva perso un portafoglio ovviamente conservato e riconsegnato intatto dai dipendenti del locale, o qualche altro aneddoto da libro Cuore. Se vi capita di farci un salto a breve, dite al ragazzo che solitamente sta alla cassa che vi mandano i due che venerdì sera hanno ordinato così tanta roba che lui ha fatto la scommessa con la sua collega. Per la cronaca: la scomessa l’ha vinta di pochissimo, perché qualcosina abbiamo lasciato. A saperlo prima che c’era una scommessa in ballo, però, mi sarei ingozzato: certi primati contano.