L’eterno riciclo
Tra un mese si vota per le amministrative in Sardegna, mentre le fatidiche elezioni europee distano ormai solo cinque mesi: di fatto tra meno di ottanta giorni saremo già in piena campagna elettorale e questo è il momento in cui i partiti preparano il terreno e pianificano le strategie in vista della competizione. E’ il momento in cui, di solito, i governi tentano di mettere a segno qualche colpo a effetto, per guadagnare popolarità tra i cittadini, mentre i partiti di opposizione cercano di sfruttare a loro favore le debolezze e le fragilità di chi si trova a guidare un paese in una fase storica così delicata. In Italia, a dire la verità, i partiti di opposizione fanno poco di tutto questo. L’area della cosiddetta sinistra radicale continua nella sua implosione, mentre l’Idv ha il solo scopo di drenare il maggior numero possibile di consensi al Partito Democratico. E il Pd, allora, che fa? Qual è il piano di Walter Veltroni per rilanciare l’immagine e i risultati del più-grande-partito-riformista-eccetera?
ALTRO CHE MR. WOLF – Certo che ce l’ha, un piano. E anche molto articolato. Prima mossa: risolvere la frittata combinata con la presidenza della commissione di Vigilanza, magari cercando di far rientrare nel partito quello stesso Riccardo Villari che era stato trattato come uno sterminatore di famiglie. Seconda mossa: iniziare a discutere delle candidature alle elezioni europee, magari facendo filtrare qualche nome appetibile tipo Fassino capolista in Piemonte o il tastierista dei Subsonica imbucato anche lui da qualche parte. Parlare anche di una candidatura paracadute per il governatore della Campania Antonio Bassolino, qualora decidesse di togliersi dalle scatole. Terza mossa: cercare di cambiare la legge elettorale delle europee, magari anche adottando quel sistema belga-svedese che di fatto azzererebbe l’importanza delle preferenze, in piena sconfessione di quanto votato dalla Direzione Nazionale nemmeno un mese fa. Quarta mossa: candidare un uomo dalla (ehm) forte popolarità come Romano Prodi capolista alle europee, alla faccia dell’addio alla politica. Quinta mossa: prendere la conferenza programmatica del partito, programmarla a un mese e mezzo dalle elezioni, ridurla di un giorno, relegarla a mera passerella elettorale e mettere Massimo D’Alema alla sua direzione. Sesta mossa: parlare male dell’unica cosa realmente popolare del nuovo partito, cioè le primarie. Impedirle o neutralizzarle dove possibile, come a Firenze. Settima mossa: paventare l’ipotesi di una scissione del partito con relativo ritorno al passato. Ottava mossa: diffondere messaggi disperati chiedendo addirittura una tregua al suo stesso partito fino alle elezioni europee. Lo avrete capito da soli, insomma: non possiamo perdere.
L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE – Certo, dipende da cosa si intende per perdere. In questi giorni gira questo famoso sondaggio Ipsos che dà il Pd al 25%, ma in realtà anche un risultato alle porte del 30% potrebbe cambiare appena i toni di qualche dichiarazione, ma certo non il risultato finale, che sarà inevitabilmente il passo indietro di Veltroni al congresso e l’incoronazione del nuovo leader. E’ questo il motivo per cui tanti dirigenti all’ultima fermata disponibile – Finocchiaro, Bersani – non hanno ancora deciso come muoversi e qualche giovane sottovalutato – vedi alla voce Enrico Letta – medita di trasferirsi altrove, magari in compagnia di Francesco Rutelli.
QUESTA E’ LA DECISIONE – Il Pd e soprattutto il suo segretario sono nell’angolo. Veltroni sapeva fin da maggio di avere una data di scadenza stampata addosso, ma ora quella data si fa sempre più vicina e in parecchi si chiedono se si lascerà travolgere dalla marea incombente, opponendo solo un appello disperato ogni tanto ai membri del suo stesso partito, o se invece si inventerà qualcosa, per cercare di sparigliare le carte e tentare un cambio di strategia finale. Una persona normale direbbe che la scelta in realtà non c’è, che la strada su cui si sta camminando porta inesorabilmente all’autodistruzione, che serve un gesto folle e coraggioso, dato che tutto quello che potevamo perdere è stato già perduto. Serve un piano vero, coraggio di assumersi dei rischi e volontà di giocare obliquo. Avremo probabilmente D’Alema a dirigere conferenze e Prodi e Fassino capolista. Eccola, la ricetta vincente.